Il governo italiano è in aperto disaccordo con la Banca Centrale Europea (BCE) e la sua presidente, Christine Lagarde, riguardo alla recente riduzione dei tassi d’interesse dello 0,25%. Sebbene la decisione possa sembrare un passo nella giusta direzione, l’esecutivo italiano la giudica insufficiente. I ministri Antonio Tajani e Adolfo Urso hanno espresso critiche forti, affermando che la mossa della BCE è tardiva e avrà un impatto limitato. Secondo loro, ciò che manca è una visione più ambiziosa, con ulteriori riduzioni dei tassi e una politica monetaria più aggressiva per sostenere la crescita economica.
Tajani ha descritto il costo del denaro come “troppo alto”, sottolineando che un taglio più profondo sarebbe stato necessario per aiutare famiglie e imprese, sia in Italia che in altre economie europee, come quella tedesca. Il ministro degli Esteri ha inoltre suggerito la necessità di una revisione del mandato della BCE, proponendo che, oltre al controllo dell’inflazione, la banca centrale si impegni attivamente a promuovere la crescita economica.
Anche il ministro dello Sviluppo Economico, Adolfo Urso, ha espresso delusione per la scelta della BCE. Ha osservato che il taglio era ampiamente previsto dai mercati e ha esortato la banca centrale a seguire l’esempio di Mario Draghi, puntando su interventi più decisi e rapidi per stimolare investimenti e crescita.
Le critiche del governo non sono isolate. Molti attori del mondo economico italiano condividono il malcontento, accusando la BCE di un’eccessiva prudenza. Associazioni come Confesercenti, CNA, Confartigianato e Confcooperative hanno evidenziato che l’inflazione in Europa è ormai sotto controllo, e mantenere i tassi d’interesse alti rischia di ostacolare la ripresa economica.
Il governo italiano, dunque, sollecita la BCE a intraprendere misure più coraggiose, invitando Lagarde a un ulteriore abbassamento dei tassi, per permettere all’economia europea di affrontare con maggior forza le sfide attuali e promuovere una crescita più stabile e sostenibile.