Non si tratta di una predizione fantasiosa di qualche visionario o di ipotesi di un personaggio in cerca di facile visibilità, bensì di un piano operativo che la Marina degli Stati Uniti ha recentemente reso pubblico, e che ora è sotto esame da parte degli esperti militari. Si chiama Navigation Plan for America’s Warfighting Navy, ed è un documento strategico che mira a preparare le forze navali americane per un potenziale conflitto con la Cina entro il 2027.
Le speculazioni su presunti documenti segreti degli apparati di intelligence americani riguardanti un possibile conflitto mondiale, ritenuto da alcuni inevitabile, circolano da tempo, ma finora si trattava solo di rumors. Questo, al contrario, è un testo ufficiale della Marina degli Stati Uniti, una componente chiave del loro apparato militare. Il piano, concepito per fronteggiare l’ascesa della potenza cinese, ha l’obiettivo di garantire che la flotta statunitense sia pronta ad affrontare la sfida in tempi brevi, tramite il rafforzamento delle risorse e delle tecnologie militari. Al cuore della strategia c’è il cosiddetto Progetto 33, un’iniziativa che punta a conseguire vantaggi militari rilevanti nel più breve tempo possibile. Il documento stabilisce sette obiettivi principali:
- Eliminare i ritardi nella manutenzione di navi, sottomarini e velivoli;
- Integrare piattaforme militari e sistemi robotici;
- Istituire nuovi centri di comando;
- Aumentare gli sforzi di reclutamento;
- Migliorare la qualità del servizio;
- Intensificare l’addestramento al combattimento;
- Ristrutturare le infrastrutture critiche.
Queste misure sono state pensate per accrescere le capacità operative della Marina e garantire una prontezza militare che entro il 2027 consentirebbe agli Stati Uniti di rispondere efficacemente a qualsiasi minaccia da parte della Cina, o addirittura di agire preventivamente. Il capo delle operazioni navali, Lisa Franchetti, ha definito questo documento come una “guida strategica globale” che permetterà alla Marina statunitense di affrontare un conflitto di lunga durata. Secondo quanto delineato dal piano, la principale minaccia non sarebbe più la Russia di Putin, ma la Repubblica Popolare Cinese. Una prospettiva inquietante, soprattutto se si considera l’alleanza militare tra Mosca e Pechino. In caso di conflitto, l’Occidente potrebbe trovarsi a fronteggiare entrambe le superpotenze asiatiche unite.
C’è di più. Anche prima della pubblicazione di questo documento, di cui erano già trapelate alcune informazioni, la Cina, che possiede la flotta navale più grande al mondo, aveva dichiarato la propria intenzione di essere pronta per un conflitto entro il 2027. Il messaggio alla Marina statunitense è inequivocabile: “Se voi sarete pronti, noi lo saremo ancor di più”. Tuttavia, il Progetto 33 rimane avvolto da un certo alone di mistero. Se da una parte è chiaro l’obiettivo di rafforzare la Marina, dall’altra non è evidente fino a che punto Washington sia disposta a spingersi per mantenere il proprio dominio militare. L’integrazione di tecnologie autonome e l’uso di armi dotate di intelligenza artificiale potrebbero rappresentare una svolta nel modo di condurre le guerre, ma sollevano anche serie questioni etiche e strategiche.
Il raggiungimento degli obiettivi del Progetto 33 non sarà semplice. Una delle sfide principali è quella del reclutamento, che è in calo in tutte le forze armate statunitensi. Un obiettivo ambizioso del piano è raggiungere il 100% del reclutamento per le componenti attive e di riserva della Marina, una meta ardua in un contesto di crescente difficoltà nel trovare nuove leve. Parallelamente, gli Stati Uniti stanno sviluppando sistemi di armamenti autonomi nell’ambito della “Replicator Initiative” del Pentagono, con l’intento di trasformare radicalmente la natura del conflitto. Queste nuove tecnologie, dotate di intelligenza artificiale, potrebbero consentire a Washington di compensare la superiorità numerica della Cina, colmando così il divario tra le due potenze.
Con l’avvicinarsi del 2027, il Progetto 33 rappresenta una delle strategie più audaci della Marina americana per mantenere il controllo nel Pacifico. Tuttavia, rimangono molte domande sull’efficacia di queste iniziative e su quanto Washington sia disposta a rischiare per preservare la propria leadership globale. Alcuni documenti suggeriscono che gli Stati Uniti potrebbero considerare l’eventualità di un conflitto armato globale, un esito che i popoli di tutto il mondo sperano vivamente di evitare.