Un uomo di 69 anni di Seveso, che si era recato in ospedale per un intervento di rimozione di un tumore alla prostata, ha subito l’amputazione dell’avambraccio destro. Questo esito tragico ha portato il paziente a presentare una denuncia per lesioni gravissime contro l’anestesista e altri medici della clinica San Carlo di Paderno Dugnano. La situazione è ora sotto esame da parte della Procura di Monza.
Il fatto risale all’8 luglio scorso, quando l’uomo è stato ricoverato per un intervento programmato per la rimozione della neoplasia. Durante la fase preparatoria, l’anestesista avrebbe praticato diversi accessi per somministrare i farmaci: uno venoso al braccio sinistro, uno alla vena giugulare destra e, infine, un accesso all’arteria radiale destra tramite agocannula.
Questo ultimo intervento sembra aver provocato un dolore insopportabile al braccio destro del paziente, che ha perso conoscenza. L’intervento è stato immediatamente interrotto e l’uomo è stato trasferito in terapia intensiva. A causa di una presunta lesione all’arteria, l’individuo ha subito un’ischemia che ha portato alla necrosi di tre dita della mano e, infine, dell’intero avambraccio destro. Nonostante due interventi chirurgici mirati a salvare l’arto, la situazione è diventata clinicamente irreversibile, tanto che il 5 agosto l’avambraccio è stato amputato presso l’ospedale San Gerardo di Monza.
L’avvocato Roberta Minotti, che rappresenta il 69enne, sostiene che l’incidente sia il risultato di un “errore medico” avvenuto durante la fase di anestesia. Secondo la denuncia, l’amputazione ha stravolto la vita del paziente, descritto come una persona attiva e indipendente, ora costretto a dipendere dagli altri per compiere anche le azioni quotidiane come vestirsi, lavarsi e muoversi, poiché non può più guidare. L’uomo ha dovuto rinunciare ai suoi hobby, come il bricolage, e ha perso il supporto che offriva alla sua famiglia. La clinica San Carlo, oggetto delle accuse, ha negato qualsiasi responsabilità, respingendo le contestazioni di errore medico. La questione rimane aperta, e la Procura di Monza sta indagando per verificare eventuali errori procedurali che hanno compromesso l’intervento inizialmente programmato e causato la grave lesione al paziente.