Con l’arrivo della stagione del nuovo olio extravergine d’oliva, cresce l’interesse degli italiani per trovare il miglior prodotto a prezzi accessibili. Tuttavia, orientarsi in questo mercato non è semplice, soprattutto per chi desidera acquistare con consapevolezza. Per offrire un supporto ai consumatori, Coldiretti, con il contributo del responsabile del settore olivicolo, Nicola Di Noia, ha elaborato un utile decalogo. Le indicazioni, riprese anche da Libero, mettono in guardia contro false certezze e forniscono strumenti pratici per distinguere un buon extravergine. Un errore comune, ad esempio, è credere che un marchio italiano garantisca l’origine nazionale dell’olio. Spesso, infatti, si tratta solo della sede dell’azienda, senza alcuna garanzia sulla provenienza delle olive utilizzate.
È fondamentale controllare con attenzione l’etichetta per verificare l’origine della materia prima. Espressioni come “olive Ue” indicano che il prodotto proviene da diversi Paesi europei, con una prevalenza di olive spagnole che a loro volta possono essere importate da altre nazioni come il Marocco. Questo dato, spesso trascurato, può influire sulla qualità. Inoltre, la dicitura “Ue e non Ue” è praticamente inutile, poiché copre ogni possibile origine terrestre, escludendo solo i pianeti del sistema solare! È importante sapere che, mentre l’olio italiano affronta una flessione produttiva dovuta alla siccità che ha colpito il Sud, le sue quotazioni restano particolarmente instabili. Quest’anno, la produzione si è fermata a 224mila tonnellate, molto meno rispetto alle 328mila del 2023. Eppure, il prezzo è in lieve calo anche nei principali mercati come Milano, Foggia e Bari.
Coldiretti raccomanda di fare attenzione a diversi altri aspetti per scegliere un olio extravergine di qualità. La dichiarazione della campagna di raccolta è uno di questi: l’assenza di questa informazione in etichetta potrebbe indicare una miscela di oli provenienti da diverse stagioni, compromettendo la freschezza del prodotto. Altri criteri fondamentali sono l’analisi sensoriale e l’olfatto: un buon olio extravergine profuma di erbe fresche e vegetali, con un sapore leggermente amaro e piccante. Bisogna inoltre evitare prodotti etichettati come “condimento” al posto di “olio extravergine di oliva”, perché spesso contengono miscele con oli di semi. Anche le immagini che evocano l’italianità o i toponimi locali presenti nel marchio possono essere fuorvianti, a meno che non siano accompagnati da dichiarazioni d’origine chiare e ben visibili.
La sicurezza e la tracciabilità sono altrettanto importanti. L’olio extravergine deve essere confezionato in recipienti etichettati e sigillati, in modo che ogni contenitore possa essere tracciato dalle autorità competenti. Coldiretti ricorda anche che nei ristoranti, così come nelle mense e nelle pizzerie, l’olio deve essere offerto in bottiglie integre, etichettate e dotate di tappo antirabbocco, per garantire la qualità e la sicurezza del prodotto. Infine, è essenziale proteggere il cosiddetto “oro verde” dai suoi tre principali nemici: luce, calore e ossigeno. Conservare l’olio in un luogo fresco, ma non freddo, e al riparo dalla luce è fondamentale per preservarne le caratteristiche organolettiche. Per chi cerca l’eccellenza, i prodotti 100% italiani rappresentano una scelta sicura, poiché il loro valore competitivo spinge i produttori a evidenziare con orgoglio la totale origine nazionale, che si tratti di olio, pasta o altre eccellenze alimentari.