Come cambia il ruolo della donna nell’economia
L’imprenditoria femminile è pronta a decollare, o forse lo ha già fatto, ma un’ulteriore spinta potrebbe cambiare le sorti dell’economia italiana. Attualmente, secondo le stime della Fondazione Moressa, citate dal Sole24Ore le donne contribuiscono al 41,6% del PIL, Prodotto Interno Lordo, manca quindi poco alla parità.
Questo dato è molto importante perché solo fino a qualche decennio fa le donne erano relegate in casa al ruolo di casalinghe. Quelle che lavoravano invece erano dedite soprattutto a lavori di cura, ma poche erano imprenditrici. Oggi le imprese al femminile attive sono oltre un milione e 300 mila e rappresentano il 21,7% del totale delle imprese.
Leggi anche: Donne innovatrici: quando il successo si tinge di rosa
La svolta nel ruolo della donna
La svolta verso l’imprenditoria femminile vi è stata soprattutto in seguito alla crisi economica che ha portato una vera e propria necessità per le famiglie di avere un ulteriore reddito. A questa esigenza si è unito anche un vero e proprio cambiamento sociale che ha visto le donne sempre più protagoniste e desiderose di raggiungere una propria indipendenza economica.
La Fondazione Moressa però va oltre e calcola che se almeno 4 milioni delle casalinghe, che oggi sono 7 milioni, si mettessero a lavorare potrebbero portare un ulteriore aumento di PIL pari a 268 miliardi di euro che coincidono al 18% del PIL. Per l’Italia questa sarebbe una vera e propria riscossa e potrebbe risanare l’economia.
Leggi anche: Gender gap e imprenditoria femminile
La legge 215 del 1992
In questa importante crescita dell’imprenditoria femminile un ruolo rilevante deve essere riconosciuto alla legge 215 del 1992 che mette a punto azioni positive per le donne che fanno impresa, si tratta di veri e propri aiuti che mirano a sostenere quello che una volta era considerato il sesso debole.
La legge prevede l’opportunità di avere agevolazioni, contributi a fondo perduto e finanziamenti. Gli stessi sono erogati direttamente dal Ministero per lo Sviluppo e le Attività Produttive e in molti casi dalle Regioni che elaborano piani per lo sviluppo.
La legge 215 in parte è stata abrogata nel 2006 dal Codice per le Pari Opportunità, ma nonostante questo è ancora oggi un importante aiuto.
Grazie al lavoro del Dipartimento per le Pari Opportunità sono molte le iniziative messe a punto, come le campagne di comunicazione volte ad informare le donne sulle opportunità previste e la possibilità di accedere a finanziamenti agevolati. Ciò anche grazie ad un protocollo d’intesa con gli istituti di credito.
Leggi anche: WEgate: la piattaforma per l’imprenditoria femminile
Di cosa si occupano le imprese rosa
Le imprese femminili sono particolarmente attive nel settore dei servizi che rappresentano il 65,5% del totale. Sono molto impegnate anche nel primo settore (silvicoltura, pesca e agricoltura) dove sono concentrate il 17% delle imprese femminili. Il settore dove le donne avrebbero bisogno di maggiore supporto e incentivazione è quello dell’high tech e industriale. Questi potrebbero portare le donne ad entrare in realtà più complesse e più soddisfacenti.
Un traguardo ancora da raggiungere riguarda invece l’occupazione, infatti, il 97% delle imprese femminili hanno meno di 10 addetti e in media hanno 2,2 dipendenti. Nel 65% dei casi si tratta di imprese individuali.
Il dato sorprendente riguarda la collocazione, infatti le aziende guidate da donne sono presenti soprattutto nel Mezzogiorno dove sono concentrate il 35,9% delle imprese rosa. Infine, le imprenditrici sono molto giovani, infatti il 14% è guidata da under 35.