Macron sfida imprese e sindacati
L’aveva promesso: verrà elargito un sussidio di disoccupazione anche a chi darà le dimissioni e non solo ai dipendenti che perderanno il lavoro per eventi non volontari, ossia per licenziamenti (collettivi o individuali). Ed ecco che il giovane Presidente francese si appresta a mantenere la promessa, proponendo questa novità al tavolo delle trattative tra Governo e parti sociali.
Imprenditori e sindacati sono rimasti spiazzati dalla proposta del leader francese che, da parte sua, sembra non preoccuparsi troppo delle critiche e appare quanto mai intenzionato a rispettare le promesse fatte ai suoi elettori. Se, sulla carta, la manovra di Macron si dimostra in linea con le condizioni attuali del mercato del lavoro, in pratica potrebbe rivelarsi rischiosa e costosa, perché questo sussidio di disoccupazione graverebbe molto sulle casse dello Stato.
Le critiche più aspre a questo nuovo sostegno economico per i lavoratori fanno leva sulla già eccessiva generosità del sistema francese in termini di sussidi. Ad oggi, sono 2,5milioni le persone che in Francia ricevono un sussidio di disoccupazione che è pari, in media, al 72% dell’ultimo salario percepito e in alcuni casi arriva a cifre da record per un disoccupato (quasi 6.500 euro netti al mese).
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Incentivo a mettersi in proprio
Secondo Macron, il sussidio di disoccupazione pensato per chi intende licenziarsi sua sponte andrebbe ad aumentare le transizioni verso l’apertura di un’attività in proprio, imprenditoriale o di lavoro autonomo. Questo renderebbe più agile e fluido il mercato del lavoro, diminuirebbe la percentuale di inoccupati nell’impiego subordinato e avrebbe anche un impatto economico positivo per l’erario.
Le partite IVA pagano più tasse anche oltralpe, ma il peso monetario del nuovo sussidio di disoccupazione sulle casse dello Stato sembra superare di gran lunga i vantaggi in termini di tributi delineati dal Presidente francese. Senza contare che tale nuova, generosa misura di sostegno economico per gli inoccupati potrebbe far gola a molti e, di conseguenza, ci sarebbero discreti rischi di abusi.
Macron tranquillizza i sostenitori, e cerca di zittire i suoi detrattori, garantendo un sistema di controlli rigidissimi affinché il nuovo sussidio di disoccupazione venga erogato solo a chi ne ha diritto (e bisogno) ma i sindacati, gli imprenditori e i vertici di Unédic (l’organismo associativo che gestisce le assicurazioni e i sussidi per i lavoratori) non sembrano per nulla convinti della validità di questa manovra.
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I costi della riforma
L’Unédic ha stimato l’impatto del sussidio di disoccupazione “allargato” voluto da Macron in termini economici: il costo si aggirerebbe tra gli 8 e i 14 miliardi di euro per il primo anno, e tra i 3 e 5 per quelli successivi. In tal modo, il bilancio di Unédic potrebbe registrare un deficit di 3,8 miliardi ma sarebbe pronta una soluzione anche per questo: la soppressione dei contributi di disoccupazione e di malattia in favore di una contribuzione generale (“contribution social générsalisée”).
Anche l’OCSE ha esaminato da vicino quest’intervento “a gamba tesa” sulle misure di sostegno ai lavoratori e ne sono emersi degli aspetti poco rassicuranti; infatti, la crescita del PIL indotta da tali manovre sarebbe pari allo 0,4%, un aumento che però non troverebbe giustificazione se paragonato al caro prezzo che dovrebbero pagare lavoratori e famiglie.
Ma il Presidente sembra non voler sentir ragioni. Sostenuto dal Medef (l’associazione che rappresenta i datori di lavoro francesi) e da economisti che vedono nel capitalismo l’unica possibilità di risveglio dell’economia, Macron tira dritto e continua con i suoi rivoluzionari progetti di riforma.