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Net neutrality: Trump rivoluziona il modo di usare la rete, gerarchie anche nella connessione

La net-revolution di Trump

Passata la proposta per Internet a due velocità negli Stati Uniti: dopo che nel 2015 l’amministrazione guidata da Barack Obama aveva regolamentato il settore delle reti di comunicazioni secondo il principio della ”net neutrality” (la neutralità della rete), adesso un piano presentato da Donald Trump e sostenuto dal Partito Repubblicano cambierà le carte in tavola.
Infatti, Ajit Varadaraj Pai, il presidente della Federal Communication Commission (FCC) nominato dall’inquilino della Casa Bianca dopo il suo insediamento, ha annunciato che il board dell’agenzia governativa riunitosi il 14 dicembre, ha approvato quei cambiamenti radicali che, negli ultimi giorni, avevano portato a un durissimo scontro tra i rappresentati del Partito Democratico e ”The Grand Old Party”.

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Addio alla “net neutrality”?

Ma in cosa consiste l’idea di Internet a due velocità e quali sono invece i cardini del principio di ”net neutrality” che verranno smantellati, adesso che la riforma voluta da Trump è stata approvata? Innanzitutto, una rete a banda larga è considerata neutrale se è priva di restrizioni arbitrarie sui vari dispositivi che sono connessi e anche sul modo in cui gli utenti usufruiscono dei servizi forniti da questi device.
Secondo l’idea di parità introdotta dalla riforma voluta da Obama, il traffico andrebbe gestito indipendentemente dall’utente finale e da quanto si paga per quel servizio, evitando che gli Internet Service Provider forniscano prestazioni migliori (o anche più veloci) solo a chi spende di più: non è infatti un caso che da tempo gli ISP vengano considerati alla stregua delle aziende telefoniche, ovvero compagnie di pubblica utilità.
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Le posizioni di democratici e repubblicani

Quella di un Internet a due velocità, tuttavia, è uno dei pilastri della politica di riforme che l’amministrazione Trump alla Casa Bianca intende realizzare nei prossimi anni, spazzando via definitivamente la net neutrality: entrambi i principali partiti americani si sono dati battaglia fino al 14 dicembre, dato che ognuno riteneva di portare avanti una battaglia di libertà nel delicato settore delle ICT (Information and Communication Technlogies). I democratici criticano aspramente quella che, ai loro occhi, si configura come una discriminazione sociale. A loro dire, limita la libertà di accesso alle informazioni sulla Rete e anche lo sviluppo di nuove start up in un segmento di mercato dove è il volume di investimenti iniziali a determinare il successo di un progetto. Dal canto loro, i repubblicani rispondono che la nuova regolamentazione stimolerà nuovi investimenti e porterà ad una maggiore trasparenza.
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Cosa cambia per gli ISP americani?

Un’altra diretta conseguenza della riforma sarà la predisposizione di veri e propri tariffari customizzati da parte dei maggiori ISP statunitensi, tra cui Verizon, AT&T e Comcast che potranno anche scegliere di distribuire determinati contenuti su canali privilegiati a discapito di altri, favorendo ad esempio alternativamente Netflix, NBC Universal oppure Google. Prima del voto del 14 dicembre (il cui esito pareva già scontato, data la maggioranza repubblicana nel board della FCC), si ricordava che un’altra novità riguarderà la supervisione del mercato.
Le funzioni di vigilanza non saranno più ad esclusivo appannaggio della suddetta agenzia governativa, ma anche alla Federal Trade Commission (FTC), un’autorità indipendente antitrust che si occupa della tutela della concorrenza. Ad ogni modo è probabile che, caduto il principio di net neutrality, i democratici presenteranno ricorso alla magistratura americana per dichiarare illegittimo il provvedimento. Maura Healey, procuratore generale del Massachusetts, si fa portavoce della denuncia al disinteresse  con cui la Fcc ha ignorato il parere generale, accettando 2 milioni falsi. Il procuratore prende quindi posizione, annunciando che il Massachusetts prenderà parte alla coalizione di Stati – di cui fanno parte anche New York, California e Washington – intenzionati a entrare in causa contro la decisione.

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