La corsa ai Bitcoin
A dicembre 2017 la criptomoneta più famosa del mondo e la prima a essere stata creata ha raggiunto un valore da record, superando i 10 mila dollari. Le previsioni di alcuni analisti indicano che la quotazione dei Bitcoin dovrebbe salire ancora toccando quota 50 mila dollari. Nei giorni scorsi un investitore o un gruppo di trader, non è dato sapere chi sia responsabile della transazione, ha scommesso un milione di dollari sul raggiungimento del valore di 50 mila dollari.
Se entro il 28 dicembre 2018 il Bitcoin non avrà superato tale quotazione allora la scommessa sarà persa, ma se al contrario chi ha puntato sul rialzo avrà ragione, allora il singolo investitore o il gruppo avrà un’opzione per comprare 275 Bitcoin a 50 mila dollari ciascuno. L’operazione da 13,8 milioni di dollari sarà certamente una delle più imponenti nell’ambito delle criptomonete. Ma come e dove nascono le valute digitali?
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La produzione di criptovalute
Per trovare qualche risposta alle curiosità di molti neofiti del trading online sull’origine dei Bitcoin bisogna recarsi in Bulgaria. A Kremikovtzi, cittadina situata a circa mezz’ora d’auto dalla capitale Sofia, si trova una zona industriale in disuso e un agglomerato urbano passato da una densità elevata a pochi abitanti che vivono di ricordi dell’epoca in cui la località era nota e operativa per le tante imprese attive.
In questo contesto ha sede la fabbrica di Bitcoin. Non si tratta di realizzare vere e proprie monete, ma di far funzionare computer che producono la valuta digitale, controllando le transazioni, su cui vengono incassate alcune commissioni sulle operazioni da parte di chi crea le criptomonete. A occuparsene ci sono due giovani imprenditori: Gianluca Mazza e Alekos Filini, recentemente intervistati dal giornale ”Il Fatto Quotidiano”.
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La fabbrica
La farm ”0301” produce criptovaluta e si trova in uno stabile fatiscente di quattro piani, in cui sono state ricavate alcune stanze dedicate alle macchine destinate alla creazione di Bitcoin. Sono collocate a poca distanza da una sorta di galleria del rumore dove si trovano enormi ventole che evitano il surriscaldamento creato dai macchinari che operano senza sosta. Senza la ventilazione si rischierebbe il blocco dei computer e la loro rottura.
Il motivo per cui l’azienda ha aperto i battenti in Bulgaria è semplice: l’energia elettrica, che è la principale necessità per il funzionamento della fabbrica, costa un terzo rispetto all’Italia. Ma la scelta di trovare collocazione in una precisa zona del Paese dipende proprio dalla presenza della rete, perché bisogna tenere presente che due stanze della struttura produttiva consumano come una fabbrica medio-grande: 600 Kwatt all’ora. Inoltre c’è un notevole risparmio sulle tasse relative alla manodopera che costano solo il 10%.
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Valore e ricavi
Ciascun computer ha in dotazione sei schede video e opera con un software che permette di ottenere un premio. Le macchine fanno girare un algoritmo che permette di generare Bitcoin ma soprattutto di incassare commissioni in criptovalute da tenere all’interno di un portafoglio virtuale. La fabbrica sta operando principalmente con criptomonete come Ethereum e Zcash, che vengono successivamente convertite in Bitcoin.
Infatti la produzione della moneta digitale più famosa del mondo non è possibile perché esiste un monopolio in mano alla società cinese Bitmain. L’azienda della Cina, però, ogni nove mesi mette in vendita uno stock da circa mille macchine, che sono molto ambite. Alcuni le acquistano per 50 centesimi e le rivendono al doppio, ma per aggirare il commercio e le truffe, si investe in schede video da 600 euro l’una.
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