Ex dipendenti di alcune delle più importanti aziende della Silicon Valley lanciano una campagna per combattere la dipendenza dalla tecnologia. Lo smartphone è diventato un oggetto accessibile a tutti, che per gli adolescenti rappresenta una protesi dell’identità, tale da non poterne più fare a meno. Sono ormai quasi tutti dotati dei più tecnologici smartphone o tablet, sempre connessi alla rete, che assolvono tutte le funzioni: pc, macchina fotografica, “cuffie” per ascoltare la musica, giochi, social network, chat e ogni tanto telefonate. I ragazzi sono smartphone dipendenti, lo tengono in mano a scuola, casa, a tavola, durante la notte, ovunque.
Anche se non si deve utilizzare si ha la compulsione di sbloccare la tastiera e di mettere il dito sullo schermo. L’Internet Addiction Disorder è una vera e propria patologia che porta a disturbi del sonno, aggressività, difficoltà a creare relazioni sociali. Le linee guida consigliano di non superare le due ore giornaliere davanti allo schermo mentre alcuni utenti restano collegati anche 18 ore al giorno. “Non è possibile dedicare a un’attività tutto questo tempo e non avere conseguenze celebrali”, commenta il medico David Cox alla Bbc.
La campagna degli ex dipendenti di Facebook e Google
Una battaglia alla quale si sono uniti parecchi altri ex dipendenti di Google e Facebook – tutti estremamente critici nei confronti dei loro vecchi datori di lavoro. L’iniziativa si chiama “Truth About Tech” (“Verità sulla tecnologia”) e mira a sensibilizzare sul lato negativo della connettività costante, facendo anche pressione sulle aziende tecnologiche affinché i loro prodotti siano meno avvincenti e manipolativi.
Nasce da un’idea del Center for Human Technology un gruppo di ex dipendenti di Facebook e Google impegnati a far sì che la tecnologia si riallinei sui migliori interessi dell’umanità: “eravamo all’interno di quelle compagnie e sappiamo cosa misurano, come parlano e come funziona il loro lavoro di progettazione”, ha spiegato Tristan Harris, ex etico del design di Google e co-fondatore del Center for Humane Technology al New York Times e leader di Truth About Tech.
L’obiettivo prinvipale di Truth About Tech
L’obiettivo principale di Truth About Tech è una campagna pluriennale per educare genitori e figli su come la qualitià di cellulari e altri disposiviti sia capace di dare assuefazione. Lo step successivo è trovare soluzioni, tra cui la richiesta di modifiche di design direttamente ai produttori.
Con il supporto dell’associazione no-profit Common Sense, il CHT promuoverà una campagna di lobby per convincere il governo ad affrontare il problema della dipendenza da smartphone e studiarne gli effetti.
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I toni allarmistici di Tristan Harris
“I supercomputer più potenti del mondo si trovano all’interno di due sole compagnie: Google e Facebook”, ha spiegato ancora Tristan Harris. “E sono puntati direttamente sul cervello delle persone e dei bambini”. I toni allarmistici di Harris sono condivisi da una lunga serie di ex dipendenti dei colossi della Silicon Valley che hanno deciso di unirsi al Center for Human Technologies: Sandy Parakilas, ex operation manager di Facebook; Lynn Fox, ex dirigente di Apple e Google nel settore comunicazione; Justin Rosenstein, l’uomo che ha creato il tasto like – una delle componenti più importanti nella dipendenza da social – e molti altri ancora.
La campagna pubblicitaria che questi pentiti della Silicon Valley stanno progettando sarà modellata su quelle contro il tabacco o la guida in stato di ebbrezza, focalizzandosi però sui pericoli che gli smartphone comportano per i più giovani; considerato l’unico punto che può davvero fare presa e costringere Facebook, Google e gli altri a prestare più attenzione a come vengono progettate le loro piattaforme.
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Troppa tecnologia fa male
Vanno a letto ma non riescono a dormire. Sono esausti e si svegliano stanchi. Non riescono a spegnere il loro cervello. Nei casi più gravi, sopraggiungono ansia, esaurimento nervoso, difficoltà di interazione. Perché? La colpa è della tecnologia. Nerina Ramlakhan lavora presso la clinica privata Nightingale Hospital a trenta minuti da Buckingham Palace, ed è membro della squadra per il trattamento della cyber-dipendenza. “Quel che molti dei miei pazienti hanno in comune è il fatto di essere sempre davanti allo schermo: anche la notte, quando cercano di dormire – racconta Ramlakhan all’emittente inglese Bbc- La presenza del computer è totalmente pervasiva”.
Tra i pazienti della clinica londinese, un uomo sospeso dal lavoro dopo l’invio di una email “inadeguata” a un cliente nelle prime ora del mattino. Ricoverato anche un 17enne con crisi epilettiche che stava sveglio tutta la notte a giocare al computer. Cosa hanno in comune il professionista e l’adolescente? Entrambi hanno sviluppato una dipendenza dalla tecnologia. Una dipendenza che può portare, nei casi peggiori, a trascorrere fino a 18 ore al giorno di fronte a uno schermo.
Conseguenze peggiori per i bambini. Diminuzione della memoria e incapacità a sviluppare la parte del cervello legata alla concentrazione. Sia adulti che bambini dovrebbero passare massimo due ore al giorno davanti a uno schermo.
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