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Olimpiadi 2018 attacco hacker: la minaccia su Pyongyang

Gia attacchi informatici sono oramai all’ordine del giorno. Non esistono piattaforme veramente sicure. Neanche le Olimpiadi Invernali, che si stanno svolgendo in questi giorni a Pyeongchang, in Corea del Sud.

Perché un contesto del genere? Le olimpiadi rappresentano già una situazione a rischio: le questioni geopolitiche che riguardano la vicinissima Corea del Nord e gli eventi sportivi sempre più connessi e integrati con il mondo high tech contengono di per sé elementi molto rischiosi.

Inoltre, sabato scorso, è già avvenuto il primo stop alle connessioni per un tilt durato qualche ora, ma che è apparso infinito.

Internet è rimasto bloccato e con esso le televisioni collegate al web. I telefoni sono rimasti muti. Nessun messaggio, email o foto da poter inviare né ricevere. Un mondo silenzioso, al quale non siamo abituati. Dove un vento tanto importante, e di risonanza mondiale, è rimasto senza collegamenti né condivisione.

Non si conoscono ancora le cause dell’attacco, ma il comitato si scusato, scrivendo in un comunicato che : ”per alcune ore abbiamo avuto problemi ai nostri sistemi ieri sera, ma non hanno interrotto alcun evento e non hanno avuto effetti sulla sicurezza di atleti e spettatori. Ci scusiamo per l’inconveniente causato a tutte le persone colpite. Tutto adesso sta funzionando bene come previsto e gli esperti di informatica stanno lavorando per tenere sotto controllo i sistemi”.

Insomma un attacco informatico in piena regola.

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Più tecnologia, più vulnerabilità

E pensare che finora gli unici inconvenienti erano stati truffe sui biglietti, o intrusione nei dati personali.

Il pericolo imminente e più pericoloso è quello di un’intrusione nel sistema che derivi da organi politici in grado di fare propaganda o distribuire disinformazione.

Se guardiamo alle edizioni recenti dei giochi olimpici, anche quelle di Londra del 2012 avevano subito un attacco da parte di hacker informatici, ma il colpo aveva riscontrato uno scarso successo e senza conseguenze importanti. Quelle di Rio 2016 erano state compromesse per via di una intromissione da parte di hacker, riusciti a penetrare il sistema e violare i dati e le informazioni personali degli atleti.

Al contrario, quelle in corso in Corea del Sud non solo hanno già avuto un momenti di debolezza, per quanto la minaccia informatica è diventata realtà soprattutto in relazione alle attività tuttora in corso da parte della Corea del Nord.

Politica, sport e tecnologia: l’efficienza di questa manifestazione, dove tali realtà si fondono insieme, sono messe a repentaglio. La sicurezza e l’atmosfera pacifica che le Olimpiadi vogliono da sempre gridare al mondo intero è compromessa da una nuova minaccia globale, che rischia di diventare sempre più concreta. La tecnologia ha aiutato l’organizzazione, l’operatività e l’efficienza dei giochi. Ma il rovescio della medaglia è che offre maggiore vulnerabilità per attacchi informatici.

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850mila sterline investite nella difesa informatica

La rete va dunque monitorata e protetta al fine di scongiurare violazioni in merito alle competizioni, agli atleti in gara o per quanto riguarda il mondo finanziario.

In tutto il contesto, la minaccia degli hacker informatici non si ferma solo alle Olimpiadi invernali, ma negli ultimi anni ha raggiunti siti importanti ad esse correlati, come l’Agenzia mondiale antidoping e il Consiglio olimpico dell’Asia.

Il governo della Corea del Sud non è rimasto certo a guardare. Ha investito una cifra part ad 850mila sterline pur di difendere i giochi da presunti attacchi informatici. Non poco se si considera il paese in questione e un settore, come quello tecnologico, dove ancora risultiamo estremamente impreparati.

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