Tra le più discusse di sempre, Soundreef è anche una delle startup italiane di maggior successo. Fondata nel 2011 da Davide D’Atri, la giovane azienda si è posta come obiettivo quello di rivoluzionare totalmente il sistema dei diritti d’autore, sino a poco tempo fa in Italia completamente in mano alla SIAE. Battaglie legali e burocratiche a parte, Soundreef è ora una delle scaleup “modello” italiane, con oltre 5 milioni d’investimenti alle spalle.
Soundreef: come funziona l’alternativa alla SIAE
Sette anni fa, Davide D’Atri decise di dare agli artisti italiani (e non solo) la possibilità di scegliere un sistema alternativo per la gestione dei diritti d’autore. Soundreef, infatti, permette agli autori di essere informati costantemente e in tempo reale sull’utilizzo dei propri brani musicali nonché di rendicontare i compensi al 100% in maniera analitica e pagare velocemente gli aventi diritto. In Italia, però, non sono mancate le polemiche: è per questo che, nell’agosto 2017, D’Atri a StartupItalia! diceva “Noi siamo una startup tecnologica. Siamo di fatto una società che fa fintech: quella che è in corso nel mondo della musica è una rivoluzione digitale, che forse riguarda più le aziende che i consumatori, ma va a incidere su un mercato enorme. Noi ci siamo mossi in anticipo: semplicemente, ora i nodi vengono al pettine”.
Davide D’Atri: “Abbiamo abbattuto il dominio monopolistico”
Dal 2014, anno della piena affermazione in Italia, Soundreef ha dovuto affrontare numerosissimi ostacoli per poter lavorare senza problema alcuno anche in Italia. Nonostante il Parlamento europeo abbia infatti approvato nel febbraio 2014 la cosiddetta Direttiva Barnier (2014/26/EU) che regolamenta il diritto d’autore sottolineando che i creativi possono affidare la tutela dei propri diritti alla società che preferiscono all’interno dell’Unione europea, l’Italia sembra aver fatto di tutto per fermare il progresso.
A marzo 2017, però, anche il Belpaese sembra recepire – sotto minaccia d’infrazione da parte dell’UE – la direttiva di cui sopra, emanando il decreto legge n.35 del 15 marzo che limita, però, i soggetti autorizzati a poter effettuare l’intermediazione dei diritti d’autore a entità no profit.
Lo scorso 16 dicembre, la questione si trasforma in legge con il decreto fiscale (148 del 2017, art. 19) collegato alla Legge di Stabilità 2018. Preso atto della mossa italiana verso una (quasi) liberalizzazione, Davide D’Atri lo scorso 16 gennaio afferma che “Adesso possiamo dire a tutti gli effetti che una piccola società ha abbattuto il dominio monopolistico ultracentenario della SIAE nella raccolta dei diritti d’autore. Da oggi anche società private come Soundreef possono operare in piena legalità e, si spera, a pari condizioni sul mercato italiano”.
Soundreef, quindi, lavora oggi in Italia insieme all’associazione no profit LEA (Liberi Editori Autori–www.leamusica.com), costituita di recente da un gruppo di autori, editori e professionisti del settore. La notizia non può che aver sollevato gli animi degli oltre 11mila autori che hanno scelto Soundreef per la gestione dei propri diritti d’autori, ma soprattutto che vedono nella scaleup dal cuore italiano un modo per innovare anche questo settore. Primo tra questi Fedez che ha commentato dicendo “Ho creduto fin dall’inizio nel progetto dei ragazzi di Soundreef. Ero consapevole delle difficoltà cui saremmo andati incontro ma sapevo che si doveva rompere un monopolio e un sistema che agevolava pochi soggetti e i soliti”.
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