Sono giorni frenetici per la politica italiana, alle prese con la lunga trattativa per la formazione del nuovo governo. Movimento 5 Stelle e Lega stanno discutendo da alcuni giorni sul programma dell’esecutivo “gialloverde” e si parla, ovviamente, anche di nomi. Si parla in queste ore del futuro Presidente del Consiglio, che ancora non è chiaro se sarà una figura tecnica o un politico di uno dei due partiti che stanno per dare vita al nuovo governo. Si parla molto anche dei Ministri del nascente esecutivo, in particolare quelli dei dicasteri chiave tra cui spicca il Ministero dell’Economia. Il toto-Ministri è un gioco in cui i giornalisti italiani sono molto bravi e infatti in queste ore abbiamo letto di tutto e di più in proposito. Per il Ministero dell’Economia, a parte alcuni nomi più fantasiosi che altro, sono in lizza sia esponenti del Movimento 5 Stelle, sia uomini della Lega. Tra questi, per il ruolo chiave sulla poltrona di via XX settembre, nelle ultime ore si fa con insistenza quello di Armando Siri.
Chi è Armando Siri
Ma chi è Armando Siri? 46 anni, di Genova, è Senatore della Lega eletto in Emilia Romagna nell’ultima tornata del 4 marzo 2018. Considerato molto vicino a Salvini, è un leghista di “nuova generazione”, avendo iniziato a collaborare con i Padani solo nel 2014. Ma Siri è conosciuto ai più soprattutto per il progetto della Flat Tax al 15%, per la quale nel 2015 ha presentato una proposta di legge con il gruppo della Lega Nord alla Camera dei Deputati. Sono note anche le sue vicissitudini giudiziarie, delle quali parliamo in un capitolo a parte. La formazione politica di Armando Siri è abbastanza un’incognita. Di antica militanza socialista (pare fosse amico personale di Bettino Craxi…) Pica nel 2011 fonda il Partito Italia Nuova, conosciuto anche con l’infelice acronimo PIN. E’ in questo periodo che maturano le sue posizioni su fisco ed Europa. Ma è solo con la successiva collaborazione con il leader leghista Salvini che Siri raggiunge la notorietà. Nel 2014 realizza un convegno internazionale sull’Aliquota unica, a Milano, evento che ha avuto risalto a livello nazionale e non solo. Il passo successivo è, nel 2015, il ruolo di responsabile economico della Lega. Nel 2016 ha scritto il libro “Flat Tax – La Rivoluzione Fiscale in Italia è possibile”.
Le vicissitudini giudiziarie
Armando Siri, che è giornalista pubblicista, è anche noto per aver lavorato in Mediaset. Negli anni 2000 ha fondato poi Mediaitalia, società di comunicazione di cui è stato presidente. La società, fortemente indebitata, è poi fallita e Siri per questa vicenda ha patteggiato una condanna a un anno e otto mesi per bancarotta fraudolenta. In una recente intervista alla trasmissione televisiva Report, a domanda sulla condanna per bancarotta Siri ha risposto: «Ma aver patteggiato non significa aver compiuto atti di bancarotta fraudolenta, io non ho mai compiuto atti di bancarotta fraudolenta». Tuttavia, secondo i giudici di Milano che l’hanno condannato, le cose sono andate diversamente. La ricostruzione della vicenda fatta da Giovanni Tizian e Stefano Vergine su L’Espresso fa e ha fatto discutere, ma a parlare sono soprattutto le carte giudiziarie. «No guardi glielo spiego, no, non è che siamo tutti ricchi o siamo tutti Berlusconi che possiamo pagare gli avvocati. Siamo tutti persone normali», ha risposto Siri a Paolo Mondani di Report che gli chiedeva del patteggiamento per bancarotta.
Il progetto Flat Tax al 15%
Siri ha personalmente lavorato alla flat tax con Alvin Rabushka, suo ideologo insieme a Robert Hall. L’idea originaria di Flat Tax, però, oggi è mutata per via della trattativa con il Movimento 5 Stelle. Nel programma del nuovo governo gialloverde la Flat Tax prevede due aliquote, al 15% sui redditi familiari fino a 80mila euro e al 20% oltre quella soglia. Non ci saranno detrazioni ma una deduzione fissa da 3mila euro per ogni componente che guadagna meno di 35mila euro e un’altra per i famigliari a carico nella fascia tra i 35mila e i 50mila euro. Siri vorrebbe introdurre anche una clausola di salvaguardia grazie alla quale il contribuente penalizzato dal nuovo regime potrà scegliere il vecchio regime e pagare come ora.
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