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Reputation istitute: Armani e Freda tra i CEO più amati del mondo

Global RepTrak 100 del 2018, ovvero la classifica annuale di Reputation Institute, attiva a livello globale nella misurazione e gestione della reputazione aziendale, mette in evidenza non solo il legame delle aziende con i loro stakeholder, ma l’impatto che il valore reputazionale ha sul business, essendo uno dei valori al quale le persone fanno riferimento quando scelgono di comprare un prodotto, raccomandare un brand, investire o lavorare per un’azienda. La società di consulenza, che da anni misura la reputazione delle aziende, ha pubblicato per la prima volta anche una Global CEO RepTrak.

Sundar Pichai, il 45enne indiano alla guida di Google, è il Ceo più stimato del mondo, secondo la classifica del Reputation Institute. Premiato per le sue capacità manageriali e per la sua responsabilità sociale, ambientale e fiscale. Ma, tra i 10 Ceo più apprezzati del pianeta, ci sono anche altri due nomi che spiccano: Gorgio Armani, fondatore della sua casa di moda, e Fabrizio Freda, a capo della multinazionale di cosmetici Esteé Lauder. La Global CEO RepTrak è realizzata sulla base di 28mila valutazioni, raccolte in 15 Paesi (del G15) nel primo trimestre del 2018. I Ceo valutati sono 139.

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Giorgio Armani e Freda conquistano la classifica

Il mondo dello stile italiano è rappresentato da Giorgio Armani Group che continua a scalare la classifica guadagnando altre 6 posizioni (nel 2017 ne aveva guadagnate 4), attestandosi in 22esima posizione. Partito da zero, come vetrinista alla Rinascente, Giorgio Armani ha finanziato la sua azienda con la vendita della sua auto nel 1975. Oggi, a 82 anni, è lo stilista più pagato del mondo e il quarto uomo più ricco d’Italia con un patrimonio di oltre 8 miliardi di dollari. In crescita anche l’apprezzamento nei confronti di Freda 60 anni, napoletano, dal 2009 è amministratore delegato di Estée Lauder, dopo un’esperienza ventennale in Procter & Gamble. Nel 2016, è stato inserito nella lista dei Ceo più pagati del mondo.

“In futuro l’azienda vincente non sarà (solo) quella capace di cavalcare le nuove tendenze, ma (soprattutto) quella che riuscirà a combinare questa agilità con la cultura e i valori che ne contraddistinguono il Dna”, commenta Stefano Cini, Managing Director di Reputation Institute. “Nell’era delle fake news e della multicanalità la Reputazione non è più un asset intangibile ma diventa una vera e propria leva competitiva capace di influenzare le scelte di acquisto dei consumatori”. “Stiamo assistendo all’onda lunga della crisi di fiducia che, dopo essersi abbattuta su mercati finanziari e politica, sta ora iniziando a intaccare anche la credibilità delle aziende – aggiunge Fabio Ventoruzzo, vice presidente e consulting director di Reputation Institute -.

C’è una aspettativa crescente che dovrebbe spingere le aziende verso un loro maggior attivismo sui temi rilevanti per consumatori e stakeholder sempre più disorientati. Il silenzio non è un’opzione perché oggi i consumatori vogliono conoscere chi c’è dietro i prodotti e i servizi di un’azienda. Per competere(e vincere nella Reputation Economy le aziende che vogliono farsi scegliere, devono comprendere i cambiamenti nelle aspettative dei consumatori e metterci la faccia in prima persona.

“I criteri per definire un grande leader stanno cambiando” spiega in una nota Stephen Hahn-Griffiths, Chief Reputation Officer della società. “Valutare le prestazioni di un Ceo basandosi solo sui risultati finanziari non è più sufficiente… Per essere rilevante come leader contemporaneo oggi è necessario essere un ad con coscienza”. Le caratteristiche più apprezzate sono l’impegno pubblico, con la volontà di prendere posizione su questioni chiavi, la familiarità, i comportamenti etici attenti alle cause sociali, la percezione pubblica rispetto a empatia, fiducia, coerenza, apertura e responsabilità. C’è poi una correlazione tra la reputazione del Ceo e quella delle aziende per cui lavorano. Google, per esempio, è al terzo posto nella Global Rep Tra 2018 Armani al 22esimo, seconda azienda italiana in classifica dopo Ferrero.

Ecco la Top 10 (in ordine alfabetico):

Giorgio Armani (Armani)
Keith Barr (InterContinental Hotels Group
Fabrizio Freda (Esteé Lauder Company)
Ralph Hamers (ING)
Bernard Hess (Kraft Heinz Company)
Tatsumi Kimishima (Nintendo)
Denise Morrison (Campbell Soup Company)
Sundar Pichai (Google)
Dirk Vande Put (Mondelez International)
Jeff Weiner (LinkedIn)

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reputatio-istitute-armani-fredaQuali sono le tendenze emergenti di fondamentale importanza per gli amministratori delegati

The Reputation Institute monitora e analizza le percezioni degli stakeholder in 25 settori e per più di 7.000 aziende in tutto il mondo. Nel 2017, l’azienda ha collaborato con una varietà di aziende Fortune 1000 misurando la propria reputazione e scoprendo informazioni preziose su come e quando intraprendere azioni significative che si traducono in una maggiore reputazione e maggiori ritorni.

“Abbiamo esaminato i dati del 2017 e scoperto le tendenze emergenti che sono di fondamentale importanza per gli amministratori delegati e gli imprenditori di essere consapevoli di pianificare in anticipo per quest’anno e oltre”, spiega Stephen Hahn-Griffiths.

Mentre l’economia globale è sempre più influenzata dagli intangibili che continuano a plasmare e definire le società, la ricerca dell’Istituto di reputazione ha scoperto dieci tendenze emergenti che sottolineano come la reputazione si muova nel mondo e modella i mercati finanziari.

In nessun momento la reputazione è stata in cima agli eventi attuali più che nel 2017; un anno inondato dallo scandalo della reputazione che circonda le violazioni alla sicurezza informatica, le notizie false e le accuse di molestie sessuali. Questo è stato anche un periodo durante il quale si sono verificati impulsi positivi nell’attivismo degli amministratori delegati, nella responsabilità sociale delle imprese e nell’attenzione al miglioramento della cultura del posto di lavoro.

  1. 1. Attivismo dell’amministratore delegato  : il pubblico ha aumentato le aspettative delle aziende e la loro disponibilità a prendere posizione sulle questioni sociali.
  2. Nazionalismo contro globalismo –  La compagnia multinazionale sta calando, rafforzando il vantaggio del paese d’origine come patriottico e nazionalista.
  3. Influenzatori di tutti i giorni  – Il potere di influenza attraverso il passaparola e le reti di social media continua a creare influencer; la gente comune sta avendo un impatto straordinario.
  4. Le società che trovano uno scopo più elevato  – Le società con uno scopo più elevato producono una reputazione più forte che si traduce direttamente in maggiori profitti.
  5. Notizie false contro verità  – La credibilità continua a essere messa in discussione, le organizzazioni dovranno lavorare di più per dimostrarsi onesti.
  6. Violazioni della sicurezza informatica  : tutte le società devono adottare misure preventive e piani di comunicazione proattiva della crisi.
  7. Racconto culturale dell’uguaglianza sessuale  – Datori di lavoro, dipendenti e investitori si stanno sempre più allineando dietro i movimenti per sostenere l’uguaglianza retributiva di genere e adottare politiche di molestie sessuali a tolleranza zero.
  8. Concentrarsi sulla cultura del posto di lavoro  – Con tassi di disoccupazione sempre più bassi, il potenziale per attrarre e mantenere dipendenti di scelta è ora più probabile che sia caratterizzato da vantaggi culturali immateriali.
  9. Tweet ranting  – I media guadagnati e il reporting giornalistico hanno meno probabilità di guidare il settore delle pubbliche relazioni nel modo in cui tweet rants e social media dominano i media mainstream.
  10. I millennial contano di più  – Rappresentando oltre un quarto della popolazione statunitense, i Millennials partecipano attivamente ai social media e alla responsabilità sociale, rendendoli altamente influenti nel plasmare i valori aziendali e l’innovazione.

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