Negli ultimi anni sono comparsi nuovi disagi di notevole interesse per la psicologia: la dipendenza da internet. La dipendenza da internet racchiude in sé diverse forme e sottocategorie: la dipendenza dai social network, dal sesso o dal gioco su internet. L’avvento di internet e l’uso che le persone ne hanno fatto nel corso degli anni, lo hanno reso un compagno onnipresente nelle vite di gran parte di noi.
La tecnologia si adatta e segue questo trend: non solo computer portatili sempre più maneggevoli, ma ora anche smartphone e tablet garantisco l’accesso al web ovunque ci troviamo (o quasi), tanto che ci sono in genere migliaia di ingegneri che hanno lavorato su questa cosa per cercare di renderla estremamente avvincente. L’uso frequente dei social media e il tempo trascorso davanti allo schermo sono stati considerati universalmente dannosi per la nostra salute. Tuttavia, molte ricerche su questo fenomeno sono state caratterizzate da studi realizzati in modo approssimativo e cattive conoscenze scientifiche. In realtà le app che creano più dipendenza possono influenzare il nostro comportamento.
Progettare piattaforme per creare dipendenza
Il documentario della BBC “Panorama” ha indagato su come giganti tecnologici come Facebook, Twitter e Snapchat fanno impazzire i loro utenti. Lo show ha parlato con addetti ai lavori della Silicon Valley che affermano che le società di social media deliberatamente progettano le proprie piattaforme per creare dipendenza. L’utilizzo dei social sta crescendo a tal punto in tutte le fasce d’età, da far pensare a un abuso di essi, o meglio, ad una dipendenza da essi. È esperienza comune usufruire dei mezzi pubblici per notare come la buona, cara e soprattutto sana, comunicazione verbale, contraddistinta da mille gesti, espressioni e da mille imbarazzi provati, sia letteralmente scomparsa, lasciando il posto a un’asettica comunicazione virtuale fatta di post, hashtag e immagini prive di emozioni reali ma, nella migliore delle ipotesi, registrate al momento dello scatto. E in conseguenza, sono aumentati i casi di giovani e adulti che, totalmente assorbiti dal loro mondo social, trascurano le azioni più semplici e fondamentali come mangiare, dormire e rilassarsi, perdendo il necessario interesse alla vita circostante.
Perché si parla di cocaina comportamentale
Per sapere cosa accade nel mondo non c’è più bisogno di andare dal giornalaio a comprare il quotidiano. I social network permettono di comunicare in tempo reale a qualsiasi distanza ci si trovi e con qualunque parte del mondo. I Social Networks rappresentano un aggregatore di persone che cercano e vogliono mantenere contatti con vecchi e nuovi amici, condividendo foto, video e contenuti della propria vita. La dipendenza da social network è molto diffusa e come avviene nelle altre dipendenze è causa di alcuni problemi. Gli atteggiamenti di uso ed abuso di questi siti web ed il loro perpetrarsi, fino addirittura alla dipendenza, sono innescati e portati avanti da meccanismi psicologici e neurologici di piacere, soddisfazione, affettività ed autostima.
Gli addetti ai lavori della Silicon Valley hanno detto alla BBC che le aziende tecnologiche, tra cui Facebook, Snapchat e Twitter, progettano deliberatamente le proprie piattaforme per favorire comportamenti di dipendenza. Aza Raskin, l’inventore della funzionalità scroll infinito che ti permette di scorrere all’infinito i siti web, ha dichiarato: “È come se stessero prendendo cocaina comportamentale e semplicemente spargendoli su tutta la tua interfaccia. E questa è la cosa che ti fa venire voglia di venire schiena e schiena e ritorno. “
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A livello celebrale vengono rilasciate maggiori quantità di sostanze psico-attivanti e a livello mentale si creano meccanismi e schemi ricompensatori che portano al riutilizzo continuo e sempre maggiore. L’ex dirigente di Jawbone e Mozilla ha detto che le aziende tecnologiche stavano testando continuamente le persone per trovare il modo migliore per farle diventare dipendenti, ad esempio armeggiando con il colore e la forma del pulsante “mi piace” di Facebook. Leah Pearlman, una coinventore del pulsante “mi piace” di Facebook, ha dichiarato alla BBC che lei stessa è diventata dipendente. “Quando ho bisogno di essere convalidato, vado a controllare su Facebook”, ha detto. Pearlman ha anche affermato di non aver mai pensato che la funzione “mi piace” potesse creare dipendenza.
Un ex dipendente di Facebook racconta..
Un ex dipendente di Facebook ha fatto un punto correlato. “I social media sono molto simili a una slot machine”, ha detto Sandy Parakilas, che ha cercato di smettere di usare il servizio dopo aver lasciato la compagnia nel 2012. “Mi sentivo letteralmente come se stessi smettendo di fumare”. Durante il suo anno e cinque mesi su Facebook, ha detto, altri hanno anche riconosciuto questo rischio. Facebook ha dichiarato alla BBC che i suoi prodotti sono stati progettati per “avvicinare le persone ai loro amici, alla famiglia e alle cose a loro care”. Ha detto che “in nessun momento vuole che qualcosa diventi un fattore coinvolgente in quel processo”.
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Sulla scia dello scandalo Cambridge Analytica, Sandy Parakilas ha detto che il gigante dei social media era pienamente consapevole che promuoveva comportamenti di dipendenza. “C’era sicuramente una consapevolezza del fatto che il prodotto era assuefazione e dipendenza”, ha detto. “Hai un modello di business progettato per coinvolgerti e farti succhiare il maggior tempo possibile dalla tua vita e poi vendere quell’attenzione agli inserzionisti.” Ma l’anno scorso, Facebook ha riconosciuto che l’uso eccessivo dei social media potrebbe avere un effetto dannoso sulla salute mentale delle persone. Un portavoce di Facebook, tuttavia, ha dichiarato a Business Insider: “Le accuse che sono emerse durante il processo di produzione di BBC Panorama sono imprecise: Facebook e Instagram sono state progettate per avvicinare le persone ai loro amici, alla famiglia e alle cose a cui stanno a cuore”.
Come si può guarire dalla dipendenza
Come tutte le dipendenze, per uscire dal circolo vizioso che la dipendenza da internet crea è necessario rinforzare le proprie strutture interne (in questo caso spesso riguardano l’autostima) e sostituire alle vecchie strategie che creano la dipendenza, delle nuove più funzionali.È importante, ad esempio, regolare il tempo che si passa su internet, limitarne l’uso e confinarlo in momenti precisi della giornata, oppure dedicarsi ad esso solo dopo aver svolto compiti necessari. Utile è cominciare a impegnarsi in attività alternative che possano fornire delle soluzioni sane alle sensazioni di noia e solitudine (attività sportive o hobbies di vario genere). Si deve imparare ad usare i social network e non a “farsi usare” da loro. Possiamo usarli per coltivare i nostri interessi, riallacciare i contatti con alcune persone delle quali si pensava aver perso completamente le tracce. Inoltre si può considerare un ottimo strumento per fare nuove amicizie e nuove conoscenze e quindi ampliare la propria rete sociale. Ricorrere poi all’aiuto di una terapia, soprattutto nei casi più gravi, è fondamentale per sostenere ed aiutare la persona ad uscire dalla dipendenza da internet in modo stabile e duraturo nel tempo.
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