Aumenta il numero delle startup in Italia ma non decollano gli investimenti. Nel complesso in Italia le startup e l’industria dell’innovazione non se la passano benissimo. I dati della relazione annuale 2017 sull’universo delle piccole e medie imprese innovative, presentata dal ministero dello Sviluppo economico, regalano un quadro ricco di chiaroscuri.
Nel 2017 è cresciuto il numero di startup nel nostro paese. Oggi sono 7.398 (+24,5% rispetto all’anno precedente) ed è triplicato anche il numero delle pmi innovative. Latitano però gli investimenti da parte di venture capitalist e investitori stranieri. Poco più di 160 milioni di euro, contro gli oltre 2 miliardi di ecosistemi come quello tedesco o francese. Positivi invece, i dati dell’equity crowdfunding, che nel giro di diciotto mesi ha triplicato le somme raccolte (e continua a crescere).
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Uno sguardo all’Italia
Certo il confronto con gli altri Paesi europei è impietoso. L’Italia sconta sicuramente un ritardo accumulato negli anni, ma non tutto è negativo. Tra le oltre settemila startup italiane, al netto di un folto gruppo che fatica ad attrarre fondi, ci sono progetti e persone che continuano a distinguersi per idee, posizionamento sul mercato, crescita economica, espansione all’estero e nuovi servizi. Ma perché le startup italiane non sono diventate negli anni dei giganti del web? Pioggia di fondi pubblici stanziati in maniera non oculata e scarsi investimenti di privati?
Di sicuro sono dati in chiaroscuro. Le startup, si sa, sono scommesse che hanno bisogno di tempo per crescere. Ma, fortunatamente, il tasso di “mortalità” è piuttosto basso. Start-up e PMI innovative sono un fenomeno in via di sviluppo in grado di rappresentare un’importante opportunità di crescita per l’Italia. In pratica, un “treno” in corsa fatto di innovazione e creatività, su cui salire per provare a ridare vigore a una economia col fiato corto. Anche se in Italia il mercato dell’Internet of Things nel 2017 è cresciuto del +32%, arrivando a toccare i 3,7 miliardi di euro, fatica a decollare sul fronte delle startup restando a stretto appannaggio dei grandi player hi-tech e delle multinazionali.
Intanto i numeri mondiali dell’innovazione raccontano una crescita esponenziale, cavalcata sempre dagli Stati Uniti: sono 606 le startup globali esistenti, con una raccolta di 4.8 miliardi nel 2017 per 426 realtà. Un dato che segnala un +30% rispetto al 2016. Tra i round più significativi con 200 milioni di euro c’è la californiana View, con la sua finestra intelligente che favorisce al meglio la luminosità.
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La Lombardia sul podio
Negli ultimi anni, sulla scia dell’aumento della startup, in Italia sono cresciuti anche incubatori e acceleratori per farle crescere. Oggi ne sono operativi 162, la maggior parte dei quali nati dopo il 2012. Come emerge da uno studio sviluppato dal Politecnico di Torino in collaborazione con Italia Startup, nel 2016 gli incubatori hanno dato spazio a duemila startup, che a loro volta hanno impiegato 4.583 persone, con un fatturato totale di poco inferiore ai 300 milioni di euro.
Quasi il 60% delle strutture di incubazione si trova nel nord Italia. In particolare il 38,9% opera nelle regioni del nord-ovest. La Lombardia è la regione che ospita il maggior numero di incubatori, il 25,3% del totale nazionale. La seguono Toscana (9,9%) ed Emilia Romagna (9,3%). Nelle regioni meridionali il numero è minore. La maggior parte è in Sicilia: 7, che rappresentano il 4,3% del totale.
Cosa offrono gli incubatori
Esistono principalmente tre tipi di incubatori. Quelli di business accolgono startup con progetti di tipo industriale. Gli incubatori sociali abbracciano progetti e idee imprenditoriali con un impatto sociale. I misti sono una via di mezzo e accolgono entrambi i tipi di startup. Circa la metà del campione analizzato dalla ricerca (costituito da 88 incubatori, ovvero il 54% dell’offerta nazionale) accoglie organizzazioni a significativo impatto sociale. Il 90% degli incubatori sociali ha natura privata, uno su dieci ha invece natura pubblica. In linea generale, i servizi principali sono percorsi di accompagnamento manageriale, spazi fisici, supporto alla ricerca di finanziamenti, sviluppo di relazioni di business e formazione imprenditoriale. Le strutture sociali considerano rilevante anche l’offerta di servizi di valutazione dell’impatto sociale e di formazione.
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