La magistratura di Genova arriva a un punto di svolta sulla questione dei 49 milioni della Lega. Una trasferta di 36 ore in Lussemburgo per una rogatoria utile a confermare l’ipotesi investigativa di partenza: una parte dei 49 milioni di rimborsi elettorali 2008-2010 che la Lega deve restituire allo Stato dopo la condanna di Umberto Bossi per truffa, sarebbero finiti in un fondo del Granducato. Il procuratore aggiunto Francesco Pinto, la pm Paola Calleri e il colonnello Maurizio Cintura capo del Nucleo di polizia tributaria di Genova, hanno personalmente esaminato la documentazione del fondo Pharus Management, società di gestione patrimoniale che opera anche in Svizzera, e hanno anche sentito alcune persone a conoscenza di passaggi e provenienza dei soldi.
Tutto inizia con una decina di milioni di euro che, dopo la caduta di Umberto Bossi e la condanna in coppia con l’ex tesoriere Francesco Belsito, dalle casse della Lega, gestioni Roberto Maroni e Matteo Salvini, finiscono in una serie di conti correnti bancari, poi vengono dispersi fra alcune fiduciarie riconducibili, secondo la procura, a soggetti vicini al Carroccio per poi rientrare in un conto di ‘transito’ della Cassa di Risparmio di Bolzano.
La Sparkasse investe dieci milioni nel fondo Pharus e all’inizio di quest’anno tre milioni ritornano in Italia. Scatta una segnalazione dell’antiriciclaggio, Sparkasse sostiene che si tratti di “investimenti propri della banca, che non appartengono ad alcun cliente”, ma per la procura di Genova che ha aperto un fascicolo per riciclaggio è un indizio concreto. Scattano le perquisizioni alla Sparkasse. Il nuovo atto è la rogatoria in Lussemburgo. Matteo Salvini martedì a Porta a Porta ha ripetuto che “i soldi non sono né in Italia né in Lussemburgo”. Ma se la pista si rivelasse concreta, sia lui sia l’ex segretario Maroni potrebbero dover fornire spiegazioni ai magistrati.
E sempre in queste ore la procura di Roma ha trasmesso a Genova il fascicolo riguardante un episodio di fine 2015. Il finanziamento di 250 mila euro di una delle società di Luca Parnasi, l’immobiliarista romano arrestato per corruzione, all’associazione Più Voci, onlus della galassia leghista. Quei soldi potrebbero essere congelati dalla Guardia di Finanza anche se al momento i sequestri non sono ancora stati ordinati. Si aspetta, infatti, la risposta degli avvocati della Lega all’offerta della procura: restituire i 49 milioni attraverso una rateizzazione concordata.