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Dietro le quinte azzurre, la disperazione fa sbottare Berlusconi e i suoi: “Mai così!”

Prove tecniche di rinascita, tentando di ritrovare lo spirito ormai perduto del 1994, età dell’oro del partito azzurro. Ricerca di un centro(destra) di gravità permanente che ponga un freno a quella che i sondaggi evidenziano come una emorragia di consensi a vantaggio soprattutto della Lega di Salvini. Si proponeva di essere questo per Forza Italia la tre giorni organizzata, come ogni anno, da Antonio Tajani a Fiuggi nello scorso week end, e per certi aspetti l’obiettivo è stato centrato. La location d’eccezione, l’inno del partito a tutto volume in sala all’arrivo di Silvio Berlusconi. Il suo annuncio dell’ennesima discesa in campo alle Europee, davanti allo stato maggiore forzista in prima fila.

L’attacco al governo che mette a rischio il fatturato di Mediaset e la presenza degli “alleati”, col cameo della Meloni arrivata di corsa da Atreju, dove, nonostante Fiuggi, ha accolto di buon grado la proposta politica di Steve Bannon, ex consigliere di Donald Trump e ideologo della demolizione dell’Unione europea. L’appello all’Italia “altra” che cerca collocazione politica nell’universo dei moderati e che non si riconosce nella deriva gialloverde salviniana. Insomma, i riti del ventennio berlusconiano a Fiuggi si sono ripetuti tutti.

Quello che balza agli occhi dell’osservatore attento è però soprattutto che, a fronte della completa declinazione della retorica azzurra, infrantasi quasi subito sulle dichiarazioni del sottosegretario leghista Giorgetti che nel mentre ha annunciato la natura esclusivamente territoriale di intese elettorali del centrodestra unito (vera e propria contraddizione in termini), a Fiuggi è mancata la partecipazione. Della gente comune. Dei militanti, dei simpatizzanti, degli amministratori locali, di chi ogni giorno sui territori si trova in trincea e a confronto con le esigenze dei cittadini.

Il richiamo di Tajani ai suoi per “tornare tra la gente” e “presentarsi fuori dai cancelli delle fabbriche” non è stato causale.

Rispetto agli anni precedenti, la settima kermesse organizzata da Tajani a Fiuggi ha fatto registrare un sensibile calo di presenze. I dati ufficiosi parlano di circa 1500 persone in tre giorni: niente a che vedere coi fasti di un passato anche recente. E andando oltre le ottimistiche dichiarazioni di facciata sulla perfetta riuscita della convention, anche tra i berluscones più irriducibili tirava aria di scoramento.

Un segnale chiaro e un clima che non sono sfuggiti al numero due di Forza Italia, direttamente interessato dall’esito delle prossime elezioni Europee anche in vista del rinnovo dei vertici della Commissione. Che lui stesso ora presiede. Lo spettro del salvinismo pigliatutto incombe anche sull’Europa.

 

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