Ricordate l’altra grande battaglia di Salvini e Di Maio? Quella che riguardava il taglio delle accise sui carburanti… “Il primo giorno di governo le leveremo”, dicevano. Bene, le ragioni delle finanze pubbliche hanno la meglio sulla propaganda e sul populismo, c’è poco da fare. Il tentativo non solo di alleggerimento della pressione fiscale ma anche delle semplificazioni tributaria è altra cosa rispetto agli slogan. Dalle risposte del Mef a quattro question time in commissione Finanze alla Camera sul taglio di accise sui carburanti emerge un quadro per nulla positivo per gli italiani e per il governo stesso che ne aveva fatto una bandiera.
Sulle accise, ad esempio, prima ancora di pensare ai tagli bisogna tenere presente gli aumenti già deliberati in passato e in arrivo. È il caso del rincaro già programmato dal Dl 91/2014 a partire dal prossimo 1° gennaio per finanziare l’Ace (aiuto alla crescita economica). Una rimodulazione che, se tutto resterà così, l’agenzia delle Dogane dovrà deliberare entro il 30 novembre 2018 in modo da determinare maggiori entrate nette non inferiori a 140,7 milioni nel 2019, 146,4 milioni nel 2020 e 148,3 milioni dal 2021.
Anche sulla comunicazione dei dati delle liquidazioni Iva è stato il gettito a guidare la “conferma” della scadenza di invio al 17 settembre invece del 30 (il termine sarebbe slittato al 1° ottobre che è lunedì). Ad avviso del Mef lo slittamento di 15 giorni avrebbe comportato “il rischio di non incamerare il gettito previsto nella relazione tecnica” al decreto fiscale collegato alla manovra 2017 (il Dl 193/2016), ossia “1,4 miliardi di euro per il 2018”.
Una risposta che non lascia ben sperare in vista dell’abolizione della comunicazione che si prefigge la proposta di legge sulle semplificazioni fiscali di M5S e Lega con il debutto dell’e-fattura. E quindi bisognerà lavorare su un accorgimento tecnico per far arrivare o ottenere quelle informazioni anche una volta avviata la macchina della fattura elettronica obbligatoria tra privati. Altrimenti l’unica alternativa è trovare coperture finanziarie.
Discorso simile anche davanti alla richiesta di iniziative per consentire l’utilizzo di crediti non prescritti, certi, liquidi ed esigibili, maturati nei confronti delle amministrazioni pubbliche per pagare somme dovute sulla base di carichi consegnati all’agente della riscossione dopo il 31 dicembre 2017.
Il Mef ha risposto che “la fissazione di un termine successivo” o “l’estensione dei carichi affidati correntemente” determinerebbe “effetti negativi per la finanza pubblica, in termini di minor gettito per la finanza pubblica, per cui sarebbe necessario individuare idonei mezzi di copertura finanziaria”.
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