Un passo indietro deciso, forte. Che ha per protagonista innanzitutto la Lega, che in questa battaglia ha eletto il senatore Simone Pillon come suo baluardo. Ma dal quale non è estraneo nemmeno il Movimento Cinque Stelle, che proprio con il Carroccio ha firmato a suo tempo l’ormai celebre contratto di governo e accettato di seguire una linea ben precisa sul fronte dei diritti. L’ultimo passo, in questo senso, è stata la nascita dell’intergruppo parlamentare “Vita, Famiglia e Libertà”, dove sono confluite personalità ben note a chi segue la politica come Maurizio Gasparri o Eugenia Roccella. C’è Paola Binetti (quella del cilicio, per intendersi). E Gaetano Quagliarello, famoso per la frase “Eluana è stata ammazzata” urlata in Parlamento dopo gli sviluppi del caso Englaro nel 2009. Un’alleanza tra mondo cattolico e politica che, analizza Giovanna Turco sulle pagine de L’Espresso, nasce con un obiettivo preciso: “riavvolgere il filo, smontare”. Senza risparmiare niente, dal divorzio breve alle unioni civili fino al biotestamento.
Cosa vedremo nei prossimi mesi? Al momento si lavora per gradi. La maggioranza gialloverde, per iniziativa leghista, ha eliminato in estate la dicitura “genitore 1” e “genitore 2” dalla carta d’identità. Un primo passo, scrive l’Espresso, “per tornare a padre e madre rimettendo in un angolo le famiglie arcobaleno”. Un modo per prepararsi al meglio al grande appuntamento di marzo, quando l’Italia ospiterà a Verona
il Congresso Mondiale della Famiglia (Salvini ha già confermato la sua partecipazione). Più emblematica la proposta di legge di Pillon sull’affido, il cui iter è appena iniziato: via l’assegno per il mantenimento del figlio, largo alla “bigenitorialità” perfetta fatta almeno 12 giorni al mese con un genitore, obbligo della mediazione familiare per decidere tutto. Iniziative sempre nate in ambito leghista ma non estranee al programma elettorale pentastellato, che recitava non a caso “serve un a
ggiornamento dell’istituto dell’affido condiviso e potenziamento della bigenitorialità”, con il mantenimento “da disporre in forma diretta” e la mediazione civile “obbligatoria nei casi dove sono coinvolti figli minorenni”. La parola d’ordine scelta da Pillon per presentare il ddl è “il bambino al centro”. L’avvocata Manuela Ulivi, dalle pagine de L’Espresso, non ne è però convinta: “Al contrario, un progetto di legge che va contro i figli, perché li mette al centro del contrasto tra i genitori, di un conflitto allucinante, nella pretesa astratta che si possa dividere a metà. La conflittualità viene fomentata, si pretende di far trovare a una coppia che si separa un accordo minuto, dettagliato, proprio sui punti che di solito l’hanno fatta esplodere: la gestione dei figli, i soldi. Di solito giudici e avvocati mediano, semplificano: qui al contrario si crea un percorso a ostacoli che sembra non finire mai. Che parte con una mediazione, obbligatoria, a pagamento, che ha profili di incostituzionalità. E si arriva fino alla previsione per cui, se un bambino parla male di un genitore, viene spedito in comunità”. I bambini sono anche il motivo per cui Pillon si dice contrario all’aborto, promettendo forti incentivi alle donne che porteranno avanti le gravidanze e pronunciando frasi sinistre come “faremo di tutto per impedire l’interruzione”. E i minori sono al centro dell’opposizione di Salvini alle adozioni gay (“si viene adottati solo se c’è un padre e una madre”). A parole, il leader del Carroccio dice di non voler “rivedere le leggi del passato”. I fatti, però, vedono l’esecutivo marciare in direzione ostinata e contraria.
“Impedire l’aborto a ogni costo”. Il leghista di Pillon alla carica, le sue proposte spaventano gli italiani