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Salvini, non farti chiamare nazionalista: sei al servizio di potenze straniere…

Due nomi su tutti: Putin e Trump. Poi Steve Bannon, e con lui Matteo Salvini, Giorgia Meloni e tutta la schiera di destre populiste, e contraddittoriamente sovraniste. Cosa hanno in comune costoro? Sono quelli che stanno distruggendo, disintegrando e svendendo l’Europa. Il bello è che anche i nostrani leader populisti non hanno capito che il gioco che stanno facendo è al massacro. Le elezioni europee del 2019 avranno un’importanza capitale per importanza, per valore, per dimensione e per contesto storico (c’entrano sia Putin sia Trump) e sono destinate a diventare uno spartiacque reale per le democrazie del nostro continente. Queste elezioni preoccupano soprattutto coloro che ogni giorno devono decidere se investire o no quattrini in Europa.

Emmanuel Macron sembra essere l’unico che ha capito come stanno andando le cose: “In questi mesi si sta svolgendo una battaglia che definirà il progetto dell’Europa del futuro e la battaglia è quella tra un nazionalismo feroce che trasforma le nostre democrazie e un europeismo maturo che le nostre democrazie le difende”. Al momento, Macron a parte, gli unici che sembrano aver capito la portata rivoluzionaria delle prossime elezioni europee sono i leader sovranisti europei. Ma il problema è che per portare avanti la bandiera del sovranismo, ci stanno facendo invadere da Bannon, Trump e Putin che annienteranno l’Europa. Sovranismo di cosa, a quel punto?

A differenza del 2014, quando i partiti antieuropeisti conquistarono circa un settimo dei seggi del Parlamento europeo, nel 2019 l’internazionale sovranista potrebbe costruire una grande coalizione antieuropea finalizzata a disintegrare l’Europa. Il pericolo è reale non tanto per la buona forma dei partiti sovranisti ma anche perché i partiti antieuropeisti potrebbero andare a pescare tra quei parlamentari del Partito popolare europeo eletti per esempio in Polonia e in Ungheria, che con i Salvini e le Le Pen hanno più punti in comune che con le Merkel e i Tajani.

A questo punto del ragionamento la domanda è: che cosa fare di fronte a questo pericolo spaventoso? E come rispondere con un progetto offensivo e non solo difensivo a quelle forze politiche che riescono a costruire consenso con una serie di politiche che hanno un progetto simmetrico a quello trumpiano e putiniano, ovvero ridurre la potenza di fuoco del nostro Continente e fare passi veloci verso un processo non più di integrazione ma di disintegrazione dell’Europa unita e dunque dell’Eurozona?

Regnano pulsioni illiberali, tendenze autocratiche, istinti nazionalisti, vocazioni protezioniste, revisionismi territoriali: è la più grave minaccia mai corsa dall’Europa dal Dopoguerra a oggi. Il sogno europeo è minacciato dunque da una triangolazione potenzialmente mortale: Trump-Putin-sovranisti europei.  A questo punto qual è l’antidoto? Forse creare un fonte più che mai europeista che vada da Angela Merkel fino ad Alexis Tsipras passando per il Pse, il Ppe, En Marche!, Ciudadanos e tutti i soggetti politici alternativi allo sfascio populista.

Nei prossimi mesi le nuove divisioni del mondo appariranno ancora più chiare: quando si parlerà di dazi, apertura, migranti, solidarietà, Africa, Russia, mercato unico, copyright. Chi sogna di chiudere l’Europa è anche chi l’Europa sogna di distruggerla. Il futuro dell’Italia, più ancora che con la prossima legge di Stabilità, si decide il 25 maggio in Europa. Intanto Salvini, la Meloni e i 5 Stelle stendono il tappeto rosso a Bannon, gli regalano la base vicino Roma in cui preparare l’assalto all’Europa, strizzano l’occhio a Trump a Putin e favoriscono così l’ennesima invasione dell’Italia. È questo il vostro sovranismo? Svendere la nazione alle superpotenze straniere?

Intanto Russia e Stati Uniti continuano a giocare la loro partita sulla scacchiera europea. C’è un confronto serrato sotto tutti i punti di vista, diplomatico, economico e anche militare. Si rispondono colpo su colpo. Il presidente ungherese Viktor Orbán incontra Vladimir Putin; il presidente polacco Andrzej Duda incontra Donald Trump. La Polonia è disposta a pagare due miliardi di dollari per ospitare sul proprio territorio una base militare americana.

Sull’altro fronte, invece, è stata rafforzata l’amicizia fra Russia e Ungheria. Putin e Orbán sono d’accordo su energia, investimenti, Ue e immigrazione. Budapest, che importa la maggior parte del gas da Mosca, ha esteso gli accordi di cooperazione con il Cremlino. Orbán sa che le sue relazioni con la Russia turbano Bruxelles e Putin è altrettanto consapevole di poter dare fastidio alla Ue e cura al suo rapporto con Budapest. In mezzo, un continente che verrà di nuovo spartito tra Russia e Stati Uniti.

 

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