“L’Italia è il centro dell’universo politico”. A sostenerlo è Steve Bannon, leader della nuova destra identitaria globale ed ex capo dello staff di Donald Trump, in un’intervista rilasciata a Politico. L’ex assistente del presidente USA ha definito il governo gialloverde formato da Lega e Movimento 5 Stelle un “esperimento che, se funziona, cambierà la politica globale”. Bannon sabato scorso era in Italia, ospite di Giorgia Meloni alla festa nazionale di Fratelli d’Italia, Atreju. Ma se il quartier generale europeo del sessantaquattrenne ex giornalista e politico repubblicano ufficialmente è a Bruxelles, sentiremo sempre più spesso parlare di lui qui da noi. Nel nostro retroscena di ieri vi abbiamo raccontato dei suoi progetti italiani, in particolare della scuola di formazione che sarà presto operativa vicino a Roma. E soprattutto dei suoi affari italiani, uno già realizzato con la scelta della sede della scuola politica e altri sui cui sta lavorando, con la sua rete di amicizie miliardarie. Insomma Bannon ha capito che l’Italia è l’anello debole, il cavallo di Troia per espugnare l’Europa.
Secondo Bannon il governo Conte sarebbe un esperimento importante, da modello per le democrazie industriali da occidente ad oriente. “Un partito populista con tendenze nazionaliste come i 5 Stelle e un partito nazionalista con tendenze populiste come la Lega… è imperativo che funzioni perché è un modello per le democrazie industriali dagli Stati Uniti all’Asia”, ha detto a Politico. Lo stratega americano ha detto che spera che il modello italiano di riunire i populisti di sinistra e di destra possa essere replicato sia negli Stati Uniti sia nel Regno Unito. “Dovranno scendere a compromessi – ha detto – Da un lato hai il reddito di cittadinanza dall’altro la flat tax. Entrambe le parti otterranno ciò che vogliono e per farlo tratteranno”. Poi ha aggiunto che a suo avviso non ci sarà “nessun compromesso su valori fondamentali come l’immigrazione e la sovranità nazionale per la Lega e la lotta al capitalismo clientelare e la trasparenza per i 5 Stelle”.
Poi parla del suo The Movement, che non definisce partito politico ma associazione. Bannon rivela che la creatura politica a cui sta lavorando è stata fondata nel gennaio dello scorso anno da Mischaël Modrikamen, un avvocato di Bruxelles già leader di un piccolo partito di destra. Bannon ha iniziato a promuoverla a luglio 2018 ed ha subito ricevuto un’adesione importante in Italia: quella del leader della Lega, nonché Vicepremier e Ministro dell’interno Matteo Salvini. Allora perché la scuola di formazione in Italia? Semplice, per allevare una nuova classe politica di caratura internazionale, che possa sposare le idee della destra post-Trump. Per molti Bannon è semplicemente un fascista, razzista, antisemita e guerrafondaio. In realtà, lui che si definisce un reaganiano, incarna perfettamente il ruolo del leader populista moderno, cattolico e conservatore sui valori, ultra-liberale in economia e iper-realista in politica internazionale. Basti pensare che l’idea di trasferire l’ambasciata Usa a Gerusalemme è sua. L’idea di Europa di Bannon è molto chiara: un’ancella degli Stati Uniti.
Chi sta con Steve Bannon in Italia? Oltre a Meloni e Salvini l’ideologo americano nei giorni scorsi ha incontrato anche Luigi Di Maio. Uomini dello staff di Bannon rivelano che i due hanno avuto un “dialogo costruttivo”. I Pentastellati, però, devono ancora decidere se appoggiare o meno The Movement. Fonti confidenziali ci hanno riferito che nonostante la cordialità dell’incontro, Di Maio consideri la distanza ideologica tra M5S e la creatura di Bannon eccessiva. Noi pensiamo inoltre che per Di Maio questo sia il momento peggiore per pensare ad alleanze strategiche. E’ alle prese con troppi dissensi interni per le difficoltà del governo Conte e per la supremazia mediatica di Salvini. E poi le alleanze che Bannon sta cercando di costruire in Europa sono tutte nell’area della destra populista: dalle trattative con l’Afd in Germania al Front National di Marine Le Pen in Francia, fino all’accordo quasi fatto con la Fidesz – Unione Civica Ungherese di Viktor Orbán in Ungheria. Insomma, Steve Bannon flirta anche con Di Maio ma il suo cuore batte per la destra populista, prima di tutto per Salvini. Ospite di Atreju davanti ai militanti festanti ha detto che “Salvini e i Fratelli d’Italia, guidati da Giorgia Meloni, sono i veri disgregatori, come Trump e l’ex leader del Partito dell’indipendenza del Regno Unito, Nigel Farage”. E domenica a Praga incontrerà Viktor Orban e altri leader della nuova destra europea.
Bannon costruisce la sua rete politica in Italia ma gli interessano – e molto – anche gli affari. Uno l’ha fatto subito: la sede della sua scuola di formazione politica sarà a Trisulti, provincia di Frosinone, dove lo Stato italiano ha affittato all’Istituto Dignitatis Humanae una Certosa per centomila euro l’anno, praticamente regalata. E lo shopping potrebbe estendersi a pezzi di economia reale, aziende, persino banche, se funzionali al progetto di sostegno di The Movement, cui si dice abbiano aderito già diversi ultramiliardari sia d’oltreoceano che in Europa. Intanto Steve Bannon consolida la sua rete di potere e “avverte” persino il Vaticano, mettendo a capo dell’Istituti Dignitatis Humanae Raymond Leo Burke. Il settantenne ex arcivescovo di St. Louis, elevato alla porpora da Benedetto XVI, è stato presidente del Supremo tribunale della Segnatura Apostolica rimosso da Papa Francesco che lo ha pensionato a patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta.