Una delle battaglie che i Cinque Stelle hanno sempre portato avanti con più decisione, quella sul taglio dei vitalizi. E che ha visto però oltre mille deputati presentare ricorso contro la delibera dell’ufficio di presidenza della Camera che elimina la misura della quale erano beneficiari. L’ex senatore della Lega Marco Preioni ha addirittura denunciato Luigi Di Maio con l’accusa di “minaccia alla presidente del Senato, minaccia all’organo della Camera che dovrà esaminare i ricorsi sui vitalizi, e minaccia agli ex parlamentari”. Una vera e propria “rivolta degli onorevoli” contro il provvedimento voluto dai Cinque Stelle e che, venissero confermati i numeri dei partecipanti, avrebbe davvero del clamoroso.
A breve sarà infatti l’ex parlamentare Ds Falomi in una conferenza stampa a Montecitorio a dare i numeri precisi di chi protesta. Al momento si parla di 1200 ex deputati coinvolti dai tagli, la maggior parte dei quali si è rivolto a ai legali suggeriti dall’Associazione ex parlamentari presieduta da Antonello Falomi. Qualcuno ha invece scelto un proprio avvocato di fiducia nella speranza di non vedersi decurtata la pensione. I ricorsi verranno ora vagliati in prima istanza dal Consiglio di Giurisdizione della Camera che inizierà l’esame il 7 novembre con le richieste di sospensiva cautelare. La richiesta, come spiega Alberto Losacco del Pd che presiede il Consiglio, è quella di sospendere momentaneamente il taglio (dovrebbe scattare da gennaio) in attesa che vengano esaminati i ricorsi.
Una protesta che ha ovviamente diviso gli italiani: sui social la maggior parte degli utenti si schiera contro gli ex onorevoli sul piede di guerra, difendendo la legittimità di un taglio “sacrosanto per iniziare finalmente a porre un argine agli smisurati privilegi di una casta politica corrotta e inefficiente”. Preioni, nel denunciare Di Maio, ha ricordato “le
pesanti affermazioni da parte dell’attuale viceministro” in particolare “con inequivocabili incitamenti a denigrare e intimidire gli ex deputati intenzionati a proporre ricorsi nella competente sede giurisdizionale” interna alla Camera, e “con indebite pressioni e minacce per chi si opponesse al loro disegno di ‘flagellazione’ tanto degli ex deputati quanto degli ex senatori”.
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