Il diavolo vestirà anche Bannon, come ha titolato Il Foglio la lunga intervista dedicata all’ideologo della nuova destra identitaria globale. Ma Steve Bannon è un diavolo innamorato, in particolare dell’Italia. E non parliamo solo di Roma e del suo soggiorno tra i lussi dell’Hotel de Russie. E nemmeno parliamo degli affari, soprattutto quello della splendida Certosa di Trisulti, diventata sede della sua scuola di formazione politica europea per pochi spiccioli. Bannon è innamorato di Matteo Salvini, dei risultati politici conseguiti dalla Lega e dalla sferzata di populismo che ha investito l’Italia. Per molti osservatori sta cercando di salvarsi dal declino che lo ha colpito dopo la sua uscita dallo staff di Trump. “Bannon è un uomo in disgrazia e screditato in America, un uomo che è molto amato dal Ku Klux Klan e dai suprematisti bianchi razzisti perché è un uomo di destra estrema molto pericoloso. Il suo obiettivo è far saltare il progetto europeo, far saltare l’Europa e far trionfare il sovranismo”, ha detto di lui oggi il giornalista economico Alan Friedman in un’intervista radiofonica.
L’ex ideologo dalla campagna elettorale di Donald Trump è sicuro. L’Italia sarà un esempio perché “da voi – dice testualmente – i populisti di destra e quelli di sinistra hanno deciso di mettere da parte le loro differenze e di unirsi per restituire il potere al popolo italiani contro i poteri stranieri che l’avevano usurpato”. Insomma, il tema è quello centrale nella visione di Bannon: sovranisti contro globalisti. E così appare sfumato anche il vecchio dualismo destra-sinistra, come se improvvisamente fosse quasi superfluo nello scenario che vede la sovranità nazionale prima di tutto. Eh no, caro Bannon, forse potrai fregare qualcuno dei tuoi connazionali ma non noi che abbiamo visto crescere politicamente Grillo, Di Maio e soprattutto Salvini.
Matteo Salvini ha trasformato un partito localista, cresciuto con il mito della rivolta fiscale, di Roma ladrona e dei “terroni” mangiapane a tradimento, in un partito nazionalista di destra che non ha però mai messo in soffitta razzismo e xenofobia, anzi, ne ha fatto le basi per accrescere il suo consenso. Forse Bannon dimentica che Salvini era quello che inneggiava al Vesuvio contro i tifosi del Napoli Calcio e proponeva carrozze della metropolitana per soli Milanesi. Altro che sovranità nazionale. Ma del resto, cosa ti dovresti aspettare da uno come Bannon che ha dichiarato: “la razza bianca è superiore”. Nell’intervista al giornale diretto da Claudio Cerasa Bannon è prodigo di elogi per Matteo Salvini. Prima di tutto sul piano europeo, che è quello che interessa a The Movement, con il quale Bannon vuole scatenare la battaglia populista alle elezioni di maggio 2019. Secondo Bannon il leader della Lega dimostra la sua statura politica che va oltre i confini nazionali quando sposa un nuovo concetto di Europa, non più suddita dei burocrati. La stessa visione di Le Pen e Orban, solo per fare due esempi.
Peccato che Bannon dimentichi di sottolineare che il Front National è per sua stessa natura un partito di estrema destra che ha fatto del razzismo e della xenofobia due bandiere. Lo stesso si può affermare a proposito di Fidesz, la creatura politica con cui Viktor Orban ha conquistato il potere in Ungheria. Insomma, c’è ben poco di destra moderata e liberale nello schieramento populista che Bannon sta raccogliendo sotto le insegne di The Movement. C’è invece un profumo di estrema destra, conservatrice e fascistoide: lontano persino dall’esperienza narcisista e dirompente di Donald Trump, di cui l’ideologo d’oltreoceano è stato in parte artefice. Bannon invece sostiene che Salvini sia stato coraggioso e che l’antidoto alle cadute improvvise per i populisti italiani sia l’azione, “chiudere i porti agli immigrati”, dice Bannon al Foglio. Ora definire coraggioso prendersi il Ministero dell’interno per giocare ancora con il vittimismo preventivo e addossare ai migranti buona parte della responsabilità per i mali del nostro paese, più che discutibile è ridicolo.
Eppure Bannon vuol farcelo credere e a domanda risponde: “Si sono presi la responsabilità delle aree più critiche del governo”, riferendosi a Salvini e Di Maio alle prese con gli interni, il lavoro e lo sviluppo economico. E mentre attacca i media globali che definiscono il governo gialloverde un’accozzaglia di dilettanti, definisce Matteo Salvini non più solo “una figura europea, ma uno dei leader del movimento sovranista globale”. Se non è amore questo… Poi esalta la sintonia di Lega e Movimento 5 Stelle con la gente comune. “Sa qual è la frustrazione delle persone comuni che cercano di mantenere una famiglia lavorando e facendo sforzi enormi tutti i giorni? Vedere tutte queste forze economiche e questi giochi di potere sopra di loro, la forza dei populisti è dire no”.
Avremmo però chiesto a Bannon se non sia un gioco di potere sopra le teste degli italiani scommettere al buio sul bilancio dello Stato e soffiare sul fuoco dello spread alimentando polemiche con le istituzioni europee. Avremmo chiesto all’ex guru di Trump se considera “sovranista” una politica economica che rischia di mandare a gambe all’aria un paese di sessanta milioni di abitanti, elevando al 2,4% il rapporto Deficit/Pil, condannandolo alle vessazioni della speculazione finanziaria e a pagare interessi sempre più elevati sul debito. Ah già, è più semplice fare il sovranista con il c**o degli italiani.