Dopo l’incubo dell’aumento dell’Iva, prima scongiurato e ora inserito direttamente in manovra, un’altra grande tegola sta per cadere sulla testa degli italiani. Con l’aumento dello spread non c’è molto da giocare, come Salvini che dice che se lo mangia a colazione… Perché se continuiamo così potrebbero esserci conseguenze enormi nel campo immobiliare, soprattutto sui mutui. Le reazioni dei mercati alla manovra 2019 non sono state positive. Lo spread ha iniziato a salire a più riprese sia in seguito alla presentazione della Legge di Bilancio, che ad alcune dichiarazioni rilasciate in merito dall’esecutivo.
Quello che cerchiamo di definire ora è se l’aumento dello spread possa avere delle conseguenze sui mutui, quindi sul mercato immobiliare, e se sì quali. Sappiamo che lo spread è il differenziale di collocamento tra tasso applicato al Bund tedesco a 10 anni e il tasso del Btp decennale italiano. È più che probabile che gli istituti di credito aumentino il prezzo dei finanziamenti in seguito a ripercussioni sui costi di approvvigionamento del denaro. Aumenterebbero quindi i tassi applicati sui mutui e di conseguenza si potrebbe verificare un calo della domanda dei finanziamenti.
“L’approvazione della nota di aggiornamento al Def da parte del Consiglio dei Ministri ha avuto effetti negativi per i Titoli Bancari” spiega Antonio Ferrara di Monety Srl, società finanziaria collegata a Gabetti Property Solutions, “qualche istituto di credito ha lasciato sul campo quasi il 10% della propria capitalizzazione.” Roberto Anedda, direttore marketing di Mutuionline riferisce che al momento non si sono accusati contraccolpi significativi sui mercati, ma precisa che questa situazione di incertezza potrebbe riflettersi sull’entità della manovra stessa.
Inoltre attendiamo nei prossimi mesi i rating delle agenzie, e se lo spread dovesse aumentare ulteriormente, lieviterebbero i costi dei finanziamenti delle banche, quindi i costi dei servizi che offrono ed inevitabilmente i mutui. Molto dipenderà dalle scelte operate dalla BCE, che già in passato si è dimostrata particolarmente attenta nella gestione di tali dinamiche, abbassando notevolmente i tassi di interesse per mettere le banche nelle condizioni di operare ad un livello competitivo.
L’approvazione di manovre finanziare di questa portata non può che comportare delle speculazioni, specie in un primo momento, ma un’impennata dello spread non è in questo caso necessariamente da collegare a reali timori per il futuro del Paese. In ogni caso eventuali timori relativi alle conseguenze che un possibile aumento dei tassi effettivi dei mutui potrebbe avere sul mercato immobiliare sono più che giustificati per gli italiani.
Va però anche detto che rispetto ai picchi toccati tra il 2006 e il 2007, i mutui resterebbero ottenibili a condizioni estremamente più vantaggiose. In quel biennio il tasso fisso che ora si attesta intorno al 2%, aveva raggiunto il 5%, inoltre il prezzo degli immobili era decisamente più elevato.