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Immigrati, Salvini dichiara guerra alla Germania: “Chiuderemo gli aeroporti”

Tensione ai massimi livelli tra Italia e Germania. Il nostro paese, guidato dal governo gialloverde, sembra sempre più intenzionato ad annullare ogni discorso diplomatico con l’Europa e con gli altri paesi alleati. Dopo la guerra sulla manovra finanziaria e le dichiarazioni di Salvini e Di Maio che in coro hanno detto che “tra sei mesi l’Euroa sarà finita”, adesso arriva un’altra dichiarazione bomba da parte del ministro dell’Interno. La prova di forza di Angela Merkel per rispedire 40mila immigrati irregolari in Italia rischia di aprire una crisi diplomatica senza precedenti.

“Se qualcuno, a Berlino o a Bruxelles, pensa di scaricare in Italia decine di immigrati con dei voli charter non autorizzati, sappia che non c’è e non ci sarà nessun aeroporto disponibile. Chiudiamo gli aeroporti come abbiamo chiuso i porti”. Lo ha detto il ministro dell’Interno Matteo Salvini in risposta all’ipotesi circolata nei giorni scorsi di voli charter dalla Germania all’Italia.

Chi sono i cosiddetti “dublinanti”? Li chiamano così, con un neologismo italiano. “Dubliners”, in inglese. “Gente del Regolamento di Dublino”, profughi che hanno attraversato l’Italia, in qualche caso (spesso) si sono rifatti una vita in Francia, in Olanda, in Svezia, e poi sono finiti impigliati nella rete Eurodac, la banca dati delle impronte digitali: rispediti indietro. Verso il primo Paese europeo dove sono approdati, e sono stati identificati, nella loro rotta di emigrazione.

In molti casi queste persone vengono rimandate in Italia, proprio perché è qui che sono arrivate via mare, o via terra, e qui – impone il regolamento dovrebbero presentare richiesta di protezione internazionale e attendere l’esito della domanda. Da ogni parte d’Europa i “dublinanti” vengono inviati a Fiumicino, più spesso atterrano all’aeroporto di Malpensa.

“Non bastano proclami e veline. L’accordo con la Germania per il rimpatrio dei profughi è in vigore o no? Matteo Salvini voleva fare aumm aumm? E ora pizzicato col sorcio in bocca da quei cattivoni di Repubblica fa il ganassa? Chiarisca: tornano o no? Accordo vale?”, ha scritto su Twitter il deputato del Pd Filippo Sensi. Salvini non conferma dunque l’intesa che veniva data per raggiunta dai tedeschi.

Tale intesa prevede il primo arrivo giovedì prossimo di un charter dalla Germania con a bordo 40 migranti “secondari” respinti dal governo tedesco. Il trattato di Dublino prevede, infatti, che i migranti rintracciati possano essere rimandati nel Paese dove è avvenuto l’approdo. All’Italia sarebbe dunque spettato farsi carico di questi migranti fino all’esito della procedura di asilo.

Finora in questo modo sono stati rispediti in Italia singoli migranti con voli di linea. Dalla Francia finora in questo modo ne sono stati rinviati una ventina al mese, 25 dalla Germania. Accompagnati in volo dalla polizia tedesca al termine dell’istruttoria e presi in consegna in Italia dalle forze di polizia e portati nei centri di accoglienza. La Germania ha ora deciso di accelerare le procedure e ha già inviato decine di lettere ai migranti transitati senza autorizzazioni in territorio tedesco.

Anche se il Viminale non può opporsi, dovrebbe essere la polizia di frontiera italiana a non autorizzare l’atterraggio del velivolo in territorio italiano con precise motivazioni. Sarebbe la prima volta che la Germania rinvia con un charter migranti sbarcati in Italia, che hanno chiesto asilo in Italia ma poi sono transitati tramite le frontiere fino a raggiungere il suolo tedesco.

Il regolamento dice: “Lo Stato membro competente è obbligato, nei termini previsti a prendere o riprendere in carico il richiedente. Rimane invariato il fatto che l’obbligo di presa in carico o di ripresa in carico cessano se il richiedente si è allontanato dal territorio degli Stati membri per almeno tre mesi. L’obbligo di presa in carico o di ripresa in carico cessano, inoltre, se lo Stato membro competente può stabilire, quando gli viene chiesto di riprendere in carico un richiedente, che l’interessato ha lasciato il territorio degli Stati membri conformemente a una decisione di rimpatrio o di un provvedimento di allontanamento emessa da quello Stato membro a seguito del ritiro o del rigetto della domanda.”

“Lo Stato membro competente all’esame della domanda di protezione internazionale in base ai criteri sopraelencati ha l’obbligo di prendere o riprendere in carico il richiedente nei modi e con i termini che verranno indicati.”

 

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