Lo abbiamo sentito dire spesso, spessissimo, in questi mesi di contrasti continui tra il governo gialloverde e Bruxelles, dai toni sempre più accesi. A metà tra la reale proposta e lo spauracchio, in diverse occasioni esponenti dell’esecutivo hanno delineato l’ipotesi di un’uscita dell’Italia dall’euro, uno slogan sempre valido al quale, però, qualcuno forse crede davvero. Ma cosa succederebbe se il nostro Paese decidesse di compiere davvero un passo così lungo? A immaginare lo scenario è stato il Sole 24 Ore, che tralasciando le difficoltà pratiche di attuazione (dal quadro giuridico alla possibilità di un default) ha provato a disegnare un futuro di questo tipo, con il ritorno nel portafogli della tanto amata lira.
Non dovendo più rispondere all’Ue, Bankitalia potrebbe stampare moneta per sostenere il nostro debito pubblico, facendo però impennare l’inflazione e riportandola agli imponenti livelli degli anni Settanta e Ottanta. E ancora, a cascata, “il caro vita farebbe volare i prezzi dei generi di consumo, schiacciando a terra il potere d’acquisto degli italiani, come potrebbero agevolmente raccontare i poveri venezuelani che pagano una sigaretta circa il 12% del loro stipendio minimo mensile. I prezzi di generi alimentari e materie prime importate andrebbero infatti alle stelle”. Potere d’acquisto e pensioni finirebbero così sbriciolati, mentre l’impennata dei costi di finanziamento delle aziende farebbe crescere a dismisura la disoccupazione. A guadagnare da una svalutazione della lira sarebbero solo le aziende che esportano prodotti a basso valore aggiunto.
“Anche i mutui immobiliari, dovuti a banche che probabilmente sarebbero state in buona parte nazionalizzate per garantirne la sopravvivenza, esploderebbero per l’effetto inflazione, per l’effetto tassi ma anche per l’effetto cambio”. Rincari violenti toccherebbero interesserebbero le nostre bollette, visto che non siamo autosufficienti dal punto di vista energetico, mentre anche i titoli di Stato finirebbero per perdere rapidamente valore, divorati dall’inflazione, mentre ovviamente il debito pubblico italiano diventerebbe sempre più difficile da collocare. L’Italia, a conti fatti, si ritroverebbe a ricoprire il ruolo di quello che viene definito un “paese emergente”.
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