Dopo la nomina avvenuta lo scorso 4 ottobre, a direttore generale di Cassa Depositi e Prestiti per Fabrizio Palermo (già amministratore delegato in Cdp), che sarà al vertice insieme al Presidente Massimo Tononi, chi comanderà le leve della Cdp? E come può la nuova accoppiata tenere testa alle smanie gialloverdi di mettere le mani sul fortino della Cassa controllata dal Tesoro e partecipata dalle Fondazioni? Secondo il quotidiano Il Giornale, le risposte arrivano scorrendo gli atti depositati in camera di Commercio dopo il rinnovo del cda.
L’amministratore delegato Fabrizio Palermo ha assunto anche la carica e i poteri di direttore generale relativi alla macchina operativa, che quindi si sono aggiunti a quelli del timoniere: sottoporre al cda i piani strategici e industriali, i budget e la proposta di bilancio; dare sotto qualsiasi forma finanziamenti fino a 500 milioni con rimborso a carico dello Stato; proporre finanziamenti in raccordo con Sace; assumere prestiti fino a 150 milioni; gestire ed amministrare le partecipazioni di Cassa, impartire Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso direttive ai rappresentanti di Cdp nelle assemblee, sottoponendo alla previa approvazione del cda le direttive relative alla designazione e alla nomina degli organi; con firma singola procedere all’assunzione e al licenziamento del personale impiegatizio, quadri direttivi e dirigenti non operanti a stretto riporto con l’ ad; con firma congiunta con il chief operating officer l’ assunzione di dirigenti a riporto con l’ ad.
Al presidente Massimo Tononi invece, sono conferiti oltre alla rappresentanza legale, le eventuali modifiche di statuto da sottoporre al cda, convocare e fissare l’ odg del consiglio e, di concerto con l’ad, rappresentare Cassa nei rapporti istituzionali.
Secondo l’articolo de Il Giornale, Palermo dovrà invece curare con il presidente Massimo Tononi i rapporti istituzionali, la comunicazione esterna, le attività internazionali, gli studi e le ricerche. Tononi non avrà infatti solo un ruolo di campanello: con l’ad, “previa intesa fra loro, anche a firma disgiunta”, rappresenta la società nei rapporti “con la commissione parlamentare di Vigilanza, con le autorità di Vigilanza, con le autorità di governo italiane ed estere, con altri enti, soggetti o organismi, privati o pubblici, locali, nazionali o internazionali”. Ma soprattutto gli è stato conferito il potere di convocare e fissare l’ordine del giorno del Consiglio, e anche quello di predisporre le eventuali modifiche dello statuto da sottoporre al cda. Si ricorda che lo Statuto impone, di non mettere a rischio il risparmio postale degli italiani investendo in attività rischiose o in perdita.
In parole povere, ai due vertici di Cdp dunque, spetterebbe il compito di difendere il malloppo dagli attacchi del Governo gialloverde: infatti come è ben noto, i 5 stelle userebbero i soldi di Cdp per finanziare persino il leasing dei nuovi aerei dell’Alitalia nella quale entrerebbero il Mef (convertendo il prestito ponte in azioni) e le Ferrovie con una partecipazione di minoranza, il tutto contornato dal un ministro del Tesoro Tria che non ha ancora espresso il suo verdetto(ma per il Movimento è già tutto certo), e dalle Fondazioni che non sarebbero proprio favorevoli a qualsiasi coinvolgimento nel salvataggio dell’ex compagnia di bandiera.
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