Vai al contenuto

Ma Giggino tiene ancora i suoi? Le truppe pentastellate in crisi d’identità… un gran casino

Una lite continua, esasperata, su ogni cosa o quasi. Come certe coppie che, dopo una convivenza inizialmente parsa paradisiaca, non riescono più a sopportarsi. Lega e Cinque Stelle sono ai ferri corti da giorni, con lo scandalo (o presunto tale) del foglio contenente il testo del decreto fiscale. Taroccato, secondo Di Maio. Una buffonata, per il Carroccio. Si è sfiorata la crisi di governo, Conte si è detto addirittura pronto a dimettersi. Tutto rientrato, perché la manovra incombe e poi ci sono elezioni europee da preparare. Ma la sensazione è che qualcosa si sia ormai rotto e che la definitiva resa dei conti sia soltanto rinviata a tempi futuri, quando l’agenda di entrambi i partiti sarà meno intasata. Il malumore resta però tangibile, soprattutto da parte dei leghisti. Il sospetto è che dietro le denunce pentastellate di imbrogli e “manine” ci sia una manovra per farli fuori, in accordo col Colle.

Giorgetti, uno dei più grandi detrattori dei grillini in seno alla Lega, offre però dalle pagine del Corriere della Sera una versione diversa e molto più semplificata di quanto accaduto. Ai suoi, il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri ha spiegato: “Con quello che i Cinque Stelle stanno combinando in questi mesi, se dovesse saltare il governo, i poteri forti e anche il Quirinale si guarderebbero bene dal fargli toccare ancora la palla di qui in avanti. Credetemi, parlo a ragion veduta”. Aggiungendo poi, con riferimento a Di Maio e alla sua leadership considerata ormai debolissima dagli alleati del Carroccio: “Se hai un problema nel tuo partito
non puoi scaricarlo sugli alleati”.La riunione di governo fissata dal premier dovrebbe aggiungere poco o nulla a una vicenda già molto spinosa, con il vertice prima dell’incontro che basterà, salvo clamorose sorprese, a placare momentaneamente gli animi. “Cerchiamo di portare a casa la manovra e poi vedremo” ha spiegato Giorgetti. Resta però l’insofferenza per una galassia pentastellata troppo caotica per essere considerata affidabile: Salvini tiene in mano i suoi, Di Maio no. Fico si è schierato apertamente contro il condono fiscale, con toni durissimi, mentre il leader del Movimento spegneva i toni. Di Battista continua a fare capolino nell’etere, Grillo al telefono. Per ora tra Lega e Movimento tornerà il sereno. Ma nel Carroccio resta l’idea di un alleato allo sbando, imprevedibile, che potrebbe non reggere la pressione nei prossimi mesi.

Un uomo solo (per poco) al comando: tutti scaricano Di Maio, il Movimento pronto a silurare il leader che nessuno ama più

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure