“Il governo è cosciente di aver scelto un’impostazione della politica di bilancio non in linea con le norme applicative del Patto di stabilità e crescita”. Parole che arrivano dalla lettera inviata a Bruxelles dal governo italiano, la risposta in uno scambio di missive che ha visto l’Unione chiedere informazioni extra sulla legge di bilancio al varo dell’esecutivo gialloverde, manifestando le proprie perplessità in merito. Firmato da Giovanni Tria, il documento specifica anche che “è stata una decisione difficile ma necessaria alla luce del persistente ritardo nel recuperare i livelli di Pil pre crisi e delle drammatiche condizioni economiche in cui si trovano gli strati più svantaggiati della popolazione”.
Una parziale ammissione, da parte del ministro e a nome di tutto il governo. La consapevolezza di aver alzato il tiro, spaventando le istituzioni europee. Ma anche l’impegno a garantire che i saldi promessi vengano rispettati, qualora le misure previste non dovessero spingere la crescita come preventivato. “Qualora i rapporti deficit/Pil e debito/Pil non dovessero evolvere in linea con quanto programmato, il Governo si impegna a intervenire adottando tutte le necessarie misure affinché gli obiettivi indicati siano rigorosamente rispettati”, sottolinea il ministro Tria.
La Manovra “non espone a rischi la stabilità finanziaria dell’Italia né degli altri paesi dell’Unione europea”, spiega ancora il titolare dell’Economia. “Riteniamo infatti che il rafforzamento dell’economia italiana sia anche nell’interesse dell’intera economia europea”. Tria replica anche ai rilievi sul mancato rispetto delle indicazioni dell’Ufficio parlamentare di bilancio, che non ha validato i numeri della Manovra, ricordando di aver spiegato “i motivi per cui si è ritenuto opportuno confermare le previsioni contenute nella Nota di aggiornamento” e che “la Commissione europea, con il Rapporto del 22 febbraio 2017, non sembra aver contestato la correttezza di questa procedura”. Proprio dall’Upb, per altro, arriva oggi un nuovo monito sull’economia italiana che “perde colpi” con rischi in aumento di vedere l’andatura sotto le aspettative attuali. Già allo stato, secondo l’Autorità dei conti pubblici il 2018 si chiuderà con un +1,1% dell’economia a fronte del +1,2% previsto dal governo.
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