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L’oscuro ruolo dell’amico Salvini nel caso-sfratto dei camerati abusivi di CasaPound

Ed ecco qua che CasaPound, nella persona del vicepresidente Simone Di Stefano, risponde per quanto accaduto nel fallito sfratto della sede abusiva a Roma. E lo fa lanciando un assist all’amico Salvini, il quale, da ministro dell’Interno, ha taciuto anche di fronte alle minacce dei “camerati” di fare “un bagno di sangue” qualora la guardia di finanza fosse entrata nella sede per sgomberare. Nel cuore della capitale, con vista sulle cupole della basilica di Santa Maria Maggiore, la stazione Termini dietro l’angolo, i “fascisti del terzo millennio” occupano abusivamente un edificio pubblico dal 27 dicembre 2003. In più di quattordici anni neanche un tentativo di sgombero. E non si tratta di un appartamentino popolare in uno dei quartieri periferici…

Si tratta invece di sessanta vani, almeno una ventina di appartamenti in una zona dove i prezzi di mercato sono tra i più alti di Roma. Sei piani, una quarantina di finestre con affaccio sulla centralissima via Napoleone III e una sala per gli incontri politici. Un valore sul mercato degli affitti di circa 25 mila euro al mese – includendo anche gli spazi per le iniziative politiche – 300 mila all’anno, più di quattro milioni nei 14 anni di occupazione abusiva. Soldi che ha perso il Demanio, ovvero lo Stato, proprietario dell’immobile.

Inoltre nessuno sa chi vive in quell’edificio. E nessuno sa se qui abbiano preso casa famiglie veramente in stato di bisogno. Quell’edificio è un’isola abusiva di fatto sconosciuta, mai censita. Invisibile, tanto da essere stata curiosamente esclusa, nel 2010, dalla mappatura degli edifici occupati abusivamente compilata dalla Commissione sicurezza di Roma Capitale, all’epoca della giunta guidata da Gianni Alemanno. All’Espresso risultano residenti nel palazzo occupato i vertici nazionali dell’organizzazione di estrema destra.

A partire dal candidato premier Simone Di Stefano. C’è poi la moglie del presidente Gianluca Iannone, Maria Bambina Crognale, che ha un piccolo impero della ristorazione. E, ancora, tanti altri volti noti dell’estremismo di destra romano, infilati nelle liste elettorali durante le ultime elezioni comunali del 2016. Anche Davide Di Stefano – fratello del candidato premier – che nel 2011 rivendicava con orgoglio: “Io abito qui”. Gratis, in un edificio pubblico. Non proprio gente con “emergenza abitativa”, insomma…

Simone Di Stefano, invece, è tranquillo, forte dell’amicizia con Matteo Salvini: “Ora abbiamo preso strade diverse, ma colpiscono noi per fermare lui. Ma lui se ne fregherà: ha già rovesciato l’Europa, andrà dritto anche in questa vicenda, orchestrata dalla stampa e dalla Corte dei Conti. È un modo per colpire il ministro dell’Interno che sta dando fastidio a molti, per questo attaccano noi: ma non lo fermeranno”. Parole al miele per Salvini, quindi, il protettore.

Intanto oggi si riunisce in prefettura un tavolo ad hoc per discutere dello sgombero. Tutti ricordano la cena dell’aprile 2015 con Salvini, Iannone, Di Stefano e gli altri vertici di Casapound. La Raggi anche, latita sull’argomento. Quando, a fine gennaio, girò la voce di un possibile sgombero, Gianluca Iannone spiegò senza mezzi termini: “Sarebbe un atto di guerra. Vorrà dire che anche noi avremo la possibilità di morire per un’idea”. L’amico Salvini li salverà?

 

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