Non arrivano segnali incoraggianti da un mercato dell’auto che si trova ad affrontare un periodo decisamente no, in sofferenza per il secondo mese consecutivo (-7,4%). Uno dei settori storicamente forti dell’economia italiana, alle prese con dati per nulla lusinghieri. In difficoltà è anche il canale business (vendite a società), in flessione del 29,7%, seguito dal noleggio a breve (-15,8%) e lungo termine (-19,8%). In questo scenario, Fca segna, a ottobre, un nuovo calo (-16,7%) con la quota mercato che scivola al 23,6% dal 26,2% di un anno fa.
A lanciare l’allarme Michele Crisci, presidente di Unrae, che rappresenta i costruttori esteri e che ha puntato il dito contro le scelte politiche degli ultimi anni: “Al posto di pensare a rinverdire il parco i provvedimenti introdotti, tra loro scollegati e, in alcuni casi destinati più a demonizzare alcune motorizzazioni rispetto al più alto obiettivo ambientale, non fanno altro che generare incertezza nel consumatore. Occorre un piano per creare infrastrutture adeguato alle moderne tecnologie e un’armonizzazione degli interventi legati alla mobilità dei cittadini, nel rispetto del principio della neutralità tecnologica”.
La stessa Unrae, insieme ad Anfia (filiera italiana) e Federauto (concessionari), ha preparato un documento interassociativo che indica al governo (sono giorni che il ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, parla di impegni politici e industriali verso l’auto) una serie di possibili soluzioni. Tra queste, la detraibilità del costo di acquisto, un piano per dotare il Paese di una efficiente e capillare rete di colonnine per la ricarica dei veicoli elettrificati e la creazione di una cabina di regia che si occupi di tutti questi problemi.
I firmatari del documento sottolineano la mancanza di una strategia nazionale per pianificare la transizione dal diesel all’elettrico e che tenga conto, alla luce dell’attuale assetto produttivo e distributivo, degli impatti sul tessuto economico-sociale del Paese.
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