Un mondo che corre veloce, frenetico, arricchito da un progresso inarrestabile. E che però ha visto attenuarsi il suo motore, la passione, vero senso dell’esistenza e unica arma a disposizione per avere davvero una visione del futuro. Paolo Crepet ha scelto proprio questo concetto, “Passione”, per dare un titolo alla sua più recente fatica letteraria, la trentaquattresima. E per cercare di spiegare, attraverso storie e riflessioni, cos’è quel sacro fuoco necessario per inseguire i propri sogni e riuscire a realizzarli.
Il noto psichiatra e sociologo ha scelto il Teatro Caffeina di Viterbo per presentare il suo ultimo libro, intervistato dal direttore artistico Filippo Rossi. “La passione? Oggi in giro ne vedo poca e mi domando perché. Evidentemente non è più di moda. Eppure non si può vivere senza di essa. La principale malattia di questo secolo, non a caso, è l’apatia, ci stiamo impigrendo fisicamente e mentalmente”.
Un problema legato anche allo sviluppo costante di una tecnologia che veste sempre più i panni di cameriere pronto a soddisfare ogni bisogno, ogni richiesta. “Finendo per facilitare molti passaggi quotidiani, certo. Ma spingendoci ad affidare parti sempre crescenti della nostra vita alle macchine. Finiamo per mettere a riposo il cervello, staccare la spina. Perdere quello slancio che ci rende imprevedibili perché sì, gli appassionati sono imprevedibili e per questo a volte fanno anche paura”.
Tre grandi nomi (Renzo Piano, Paolo Fresu e Alessandro Michele) scelti come esempio per il loro entusiasmo contagioso, trascinante, segreto alla base di carriere uniche. E una riflessione amara su un mondo, quello della politica, che ha fatto della mediocrità il suo marchio di fabbrica: “Non sono un grande amante di questa classe dirigente – confessa Crepet – Non ero un fan di Renzi, non sono un fan del governo Conte. La politica di un tempo aveva i suoi problemi ma dipingeva degli ideali, delle idee da seguire. Riusciva ad appassionare, trascinava. Si nasceva democristiano o comunista e si moriva tali, inseguendo un sogno”.
“Oggi si guarda al breve periodo, si vive per una singola legge. In passato questo Paese ha avuto uomini appassionati, determinati a cambiare il mondo. Oggi siamo circondati da conservatori, da mediocri”. Nessuna delle due anime del governo gialloverde convince Crepet: “Come si può cercare passione in un partito che copia il proprio programma in giro per Internet? O in un altro che trasforma slogan da stadio in proposte da vendere agli elettori?”.
“La politica di oggi è un ambiente dove chi ha davvero entusiasmo viene malvisto. Sembrano tutti uguali, fatti con lo stampino. Chi non si uniforma finisce per essere additato”. Manca qualcuno che si armi “di quel coraggio che è frutto proprio della passione e che permette di affrontare ogni sfida senza fatica, una forza travolgente e inarrestabile grazie alla quale si arriva davvero al traguardo”.
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