Uno scontro che sembrava essersi raddolcito e che invece è tornato di colpo su toni accesi, violenti. La scelta del Movimento Cinque Stelle di presentare con un emendamento la riforma della prescrizione nel dl anticoruzzione non è piaciuta affatto alla Lega, convinta della necessità dello stralcio della norma. Almeno per ora. Il piano di Salvini, venuto a galla in queste ore concitate, prevede infatti un rinvio della spinosa querelle, da affrontare nuovamente soltanto a gennaio, inserendola nella riforma della procedura penale.
Un piano che però ai pentastellati non piace affatto. E che ha fatto scattare anche il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, che ha ricordato di essersi impegnato pubblicamente sul tema a Viareggio e ha fatto intendere di non gradire uno slittamento al prossimo anno. Restano così al momento soltanto abbozzate le proposte leghiste, come quella di saltare l’udienza preliminare (idea che non è stata ancora spiegata nel dettaglio) o quella di applicare l’emendamento voluto dal Movimento sullo stop alla prescrizione solo a certe tipologie di reato.
A rendere il quadro ancora più complicato sono i continui appuntamenti all’estero già segnati sull’agenda degli esponenti di punta del governo gialloverde, in primis il premier Conte che fatica a svolgere con efficacia il ruolo di mediatore tra i due poli dell’esecutivo. E soprattutto a rasserenare un Di Maio in queste ore sempre più estremo: alla prese con le accuse dei suoi stessi colleghi di partito e dei militanti in rete, il leader pentastellato non vuole infatti saperne di passi indietro e mediazioni.
“La riforma della prescrizione è nel contratto di governo e per questo va fatta”: questa la frase che Di Maio continua a ripetere all’esasperazione. Cedere ancora una volta di fronte alla richieste leghiste sarebbe infatti la conferma, agli occhi dei suoi detrattori, della sua totale subalternità a Matteo Salvini.
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