Donald Trump è avvertito: gli americani nelle elezioni di midterm mandano un segnale al presidente e rovesciano i rapporti di forza nel Congresso con la vittoria dei democratici alla Camera dei rappresentanti. Impresa importante, anche se non completata dalla – più difficile – conquista del Senato che rimane saldamente in mano repubblicana, forse anche con qualche seggio in più rispetto a due anni fa. Negli Stati dove nel 2016 Donald Trump ha vinto con margini a due cifre, i senatori democratici uscenti hanno infatti subito dure sconfitte.
“Domani è un giorno nuovo per l’America – ha commentato un’esultante Nancy Pelosi, capogruppo democratica alla Camera – Non si tratta solo di una vittoria dei democratici, è la vittoria delle regole costituzionali, dei controlli sull’amministrazione Trump”. Decine di Stati chiamati a eleggere tutti i 435 membri della Camera dei rappresentanti e un terzo dei 100 membri del Senato, 35 senatori, più 36 governatori. In alcuni Stati il conteggio dei voti potrebbe richiedere anche alcuni giorni e in alcuni casi un ballottaggio alla fine di novembre.
Non è riuscito il tentativo democratico di rovesciare la maggioranza al Senato. Cruciale la sconfitta del Texas, dove il democratico Beto O’Rourke sfidava uno dei big del partito repubblicano, Ted Cruz. Il tentativo democratico di conquistare una storica roccaforte del Grand Old party, con un giovane che potrebbe rappresentare anche un protagonista della sfida per la Casa Bianca nel 2020, è naufragato dopo un lungo testa a testa, portando con sé anche le residue speranze di mettere in scacco Trump nella camera alta del Congresso.
Quella del Texas rimane comunque una delle corse più sorprendenti per l’incertezza che l’ha segnata fino all’ultimo e il margine raggiunto da O’Rourke. La rincorsa dei democratici a conquistare la maggioranza in Senato è cominciata tutta in salita dopo che i repubblicani hanno strappato il primo seggio democratico, nell’Indiana da cui viene il vicepresidente Mike Pence.
In Vermont è stato rieletto Bernie Sanders, il contendente di Hillary Clinton per la nomination democratica nel 2016 e tra i più longevi membri del Senato Usa. Elizabeth Warren vince in Massachusetts, è considerata tra i papabili candidati democratici alla presidenza nel 2020. Invece si configura anche superiore alle aspettativa il successo dei democratici alla Camera dei rappresentanti, dove l’obiettivo dei 23 seggi necessari ad assicurarsi la maggioranza è anche stato superato. Alcune delle sfide, però, sono ancora aperte.
E c’è un altro primato, sempre segnato da donne democratiche: Rashida Tlaib entra nella storia come la prima musulmana eletta in Congresso. A lei è seguita poche ore dopo anche Ilhan Omar, 39enne musulmana di origini somale, eletta in Minnesota. Nel Bronx, distretto di New York, ha vinto con facilità uno degli astri nascenti del partito democratico. Alexandria Ocasio-Cortez, con i suoi 29 anni, è la più giovane eletta al Congresso nella storia americana.
Per quel che riguarda i governatori, in Florida cade una delle più grosse speranze democratiche, con la vittoria di Ron De Santis, un “falco” sostenuto con forza da Donald Trump contro il sindaco di Tallahassee Andrew Gillum, che sarebbe stato il primo governatore afroamericano del Paese.
In Georgia l’afroamericana democratica Stacey Abrams ha perso la sua sfida contro il repubblicano Brian Kemp. L’Illinois cambia colore e passa dai repubblicani a un governatore democratico, J.B Pritzker. E una grande sorpresa arriva dal Kansas, dove la democratica Laura Kelly scalza il repubblicano Kris Kobach.
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