Un vocabolario per ogni stagione, come è tradizione di una politica italiana che vive da sempre di slogan, frasi a effetto, neologismi, epiteti sopra le righe. Non fa eccezione, anzi, la stagione gialloverde, già ampiamente fotografata da un largo frasario, pieno di termini spesso non troppo eleganti diventati in fretta virali sui social. A riassumere in breve la collezione di insulti alla quale Lega e Movimento Cinque Stelle hanno attinto a piene mani in questi primi mesi di vita dell’esecutivo Conte è Susanna Turco sulle pagine de L’Espresso, che ha elencato le voci più ricorrenti a mo’ di dizionario.
Ecco allora che alla voce Analfabetismo si trovano le parole di Grillo risalenti all’ultima passerella al Circo Massimo: “C’è un analfabetismo di ritorno pazzesco. Il 45 per cento degli italiani capisce sommariamente quel che gli dici”. Assassini è invece il termine scelto da Di Maio per indicare Piero De Luca, figlio del governatore Pd Vincenzo: “Voglio farvi vedere il volto degli assassini politici della mia gente”. E ancora, Salvini bollava così i governi di Francia e Malta dopo le polemiche sui migranti: “Bugiardi in malafede”.
Grillo parlava di “borghesucci” riferendosi a chi si scagliava contro il movimento No Tav chiedendo la realizzazione dell’alta velocità Lione-Torino. Il senatore grillino Paragone affondava sul mondo del giornalismo definendolo “pieno di puttane”. A fargli sponda era il solito Di Maio, che su Facebook se la prendeva invece con i rappresentanti della stampa italiana definendoli “sciacalli”.
La famosa “Manina” che aveva modificato il testo sulla pace fiscale, scatenando un putiferio nella maggioranza. Gli immancabili “rosiconi” e “radical chic”, termini ai quali Lega e Cinque Stelle fanno spesso ricorso quando devono attaccare l’opposizione. Un glossario già estremamente ricco che è lo specchio di un profondo cambiamento nella classe politica e che è destinato ad ampliarsi ancora.
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