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Smartphone e il suo triste destino: uno strumento passeggero in attesa di display più grandi. La teoria dell’informatico Negroponte

Un caso sfortunato e comunque un fenomeno temporaneo. Il destino dello smartphone è quindi già segnato. Uno strumento passeggero, in quanto in futuro non sarà più indicato per fare molte cose: “Bisogna avere un display più ampio delle proprie mani messe una a fianco a l’altra. Presto vedremo un altro tipo di dispositivo affermarsi”. La teoria futuristica sui telefonini di nuova generazione è stata esposta, in un intervista esclusiva per il giornale La Repubblica, dal celebre informatico statunitense Nicholas Negroponte, famoso soprattutto per i suoi studi innovativi nel campo delle interfacce tra l’uomo e il computer, in occasione della conferenza Shaping a sustainable digital future. Durante l’evento, che è stato ospitato ieri da Prada nella sua Fondazione Milanese, esperti internazionali e giovani talenti hanno discusso sulle intersezioni tra innovazione digitale e sostenibilità, intesa non solo come rispetto dell’ambiente ma anche come sostenibilità sociale. L’idea dell’incontro (ormai giunto alla sua seconda edizione) nasce con l’obbiettivo di prendere le misure a questo futuro digitale di cui non conosciamo la forma definitiva.

Negroponte, considerato ormai nel mondo del digitale una leggenda, insegnava grafica digitale a 23 anni, quando nessuno sapeva cosa fosse. Inoltre nel 1985, ha co-fondato il Media Lab del Massachusetts Institute of Technology e la rivista Wired nel 1993. Ha anche dato vita a sessanta diverse startup, tenuto quattordici lezioni di nel ciclo di conferenze di Ted, lanciato un computer low cost per gli studenti più poveri dei Paesi in via di sviluppo. Soprattutto ha scritto nel 1994 un saggio fondamentale intitolato “Essere digitali” dove raccontava il passaggio da un mondo fatto di atomi ad uno sempre più condizionato dai bit. “Non era una collezione di previsioni”, ha spiegato Negroponte durante la sua intervista alla Fondazione Prada. “Erano invece estrapolazioni, fenomeni già in atto a quei tempi che avrebbero portato certi frutti. L’unico punto interrogativo stava nel capire il quando, non il se. Sembravano previsioni perché a volte certe tecnologie hanno un avvio lento e appaiono improbabili”. Secondo Negroponte, l’invenzione più sorprendente con una riuscita di successo improbabile, e che poi si è rivelata ai giorni nostri fondamentale è stata l’Intelligenza artificiale: “E’ un’invenzione degli anni Sessanta ma all’epoca sembrava una follia irrealizzabile”.

L’informatico americano ha inoltre parlato di biotecnologia e di quale peso secondo lui potrebbe avere sul futuro prossimo dell’uomo: “Per anni abbiamo continuato a costruire cose in una scala sempre più microscopica e nanoscopica. A quel livello si opera nel regno molecolare che è alla base della natura. E ingegnerizzare a dimensioni tanto ridotte significa quindi unire il mondo naturale con quello artificiale. Un salto non da poco”. Quello che invece l’esperto di tecnologia non si aspettava dall’avvento di internet sono i Social Media, o meglio il modo in cui questi si sono sviluppati: “Non pensavo che le persone li avrebbero usati per condividere cose tanto triviali”.
Considerando i cambiamenti ai quali il mondo sta andando incontro, con il rischio di perdere milioni di posti di lavoro a causa dell’automazione, Negroponte ha lanciato uno spunto di riflessione per i genitori delle nuove generazioni, selezionando quali insegnamenti bisognerebbe dare ai propri figli per aiutarli ad affrontare il futuro: “Al liceo ero bravo a disegnare ed ero bravo a matematica. Mi dissero: fai architettura, combina le due cose. Così mi sono laureato ma poi ho fatto altro. Non credo che sia necessario insegnare una certa materia ai bambini, piuttosto come fare ad apprendere. Capire come acquisire delle conoscenze e come risolvere problemi è cosa ben diversa da imparare una certa materia. A sette o otto anni non serve un indottrinamento in un campo specifico e qualsiasi materia comunque un domani potrebbe rivelarsi utile. In altre parole si insegna a programmare perché programmare insegna a pensare.”

L’utilizzo di internet quindi è ormai fondamentale per tutti, dai grandi ai piccini, eppure come ha ricordato Negroponte,“Ci sono aree dell’Africa dove solo il cinquanta per cento dei bambini frequenta una classe e dove i maestri sanno ben poco dell’insegnamento. Connettere la prima metà del genere umano è stato molto più semplice di quel che richiederà dare accesso al Web a quelli che restano fuori perché vivono in condizioni e in luoghi dove l’accesso è fantascienza. L’accesso alla rete è fondamentale e lo è soprattutto per chi ancora non ce l’ha”.
In sostanza secondo Negroponte, la connessione alla Rete dovrebbe essere uno dei diritti umani riconosciuto dalle Nazioni Unite. Un tema molto a cuore all’informatico americano, al punto da rientrare tra uno dei suoi futuri progetti, sostenuto dall’appoggio di Romano Prodi. Il secondo piano che vorrebbe realizzare, con l’aiuto dell’architetto Norman Foster, mira a sviluppare soluzioni urbanistiche ad alta tecnologia per le baraccopoli e il miglioramento delle condizioni di vita di queste aree che sono sempre più estese nel mondo. Quindi secondo Negroponte, la connessione alla Rete dovrebbe essere uno dei diritti umani riconosciuto dalle Nazioni Unite. Un tema molto a cuore all’informatico americano, al punto da rientrare tra uno dei suoi futuri progetti, sostenuto dall’appoggio di Romano Prodi. Il secondo piano che vorrebbe realizzare, con l’aiuto dell’architetto Norman Foster, mira a sviluppare soluzioni urbanistiche ad alta tecnologia per le baraccopoli e il miglioramento delle condizioni di vita di queste aree che sono sempre più estese nel mondo.

 

 

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