“Reddito di cittadinanza? Abbiamo già mandato 5-6 milioni di tessere in stampa”. Di Maio quando è alle corde dà i numeri e lancia bufale, ormai lo sappiamo. Ora è giallo sull’annuncio, perché in verità mancano le norme e gli accordi commerciali. E tra 5 e 6 milioni c’è la differenza di un milioni di tessere, mica bruscolini… Luigi Di Maio ha lanciato l’ennesima bomba giovedì sera a Piazzapulita (La7). Per ora, però, pare esistere soltanto il nome, nuovo di zecca: “Carta di cittadinanza”. E un groviglio di norme ancora da sciogliere, senza le quali non è possibile materialmente stampare le cards.
Qualche domanda, però, era necessario porla a Di Maio, invece Formigli ha cambiato discorso… Il reddito di cittadinanza, infatti, non è una misura operativa. Né tanto meno prevista ancora da una qualche legge o regolamento attuativo. Nella legge di bilancio del prossimo anno, infatti, c’è soltanto una cifra che al momento è destinata a questa misura, ma il reddito di cittadinanza, i criteri per la sua distribuzione, il miglioramento dei centri per l’impiego e quant’altro, non sono ancora previsti da alcun documento ufficiale approvato dal Parlamento.
Pertanto, non è possibile che il governo abbia dato mandato di stampare le tessere per il reddito di cittadinanza senza alcun provvedimento attuativo. Avrebbe commesso un abuso sul quale la Corte dei Conti dovrebbe indagare. Teoricamente, infatti, il reddito di cittadinanza non è ancora stato approvato: quindi l’eventuale esborso di denaro per le tessere sarebbe ingiustificato. Inoltre, Luigi Di Maio parla di 5-6 milioni di tessere.
Dal momento che la differenza non è tra tre o quattro – ma che oscilla di almeno un milione -, dovrebbe essere sostanziale anche la differenza di costo di una eventuale messa in stampa di un documento ufficiale in così gran copia. Il ministro, dunque, dovrebbe smentire una dichiarazione che non può trovare alcun riscontro con la realtà.
L’Inps, interpellato circa un proprio coinvolgimento in una fase più avanzata del progetto, fa sapere che siamo ancora ben lontani dall’immaginare qualcosa di così concreto. Poste non entra nel merito delle dichiarazioni del vicepremier, ma fa sapere che ha un tavolo tecnico aperto sulla misura del reddito di cittadinanza. Quanto basta per confermare l’impressione che non si sia ancora al punto di poter stampare 5-6 milioni di tessere con il marchio di Poste Italiane impresso sopra.
Niente tessere, dunque, per quanto si è potuto indirettamente verificare tra Inps, Poste, circuito delle banche e team digitale incaricato di stanare eventuali “furbetti”. Alto mare totale. Ma di certo dietro le quinte della misura è in corso un’accelerazione per la stesura dell’articolato che dovrà essere pronto entro l’approvazione della legge di Bilancio. Ad oggi quel che si sa è che potrebbero richiederlo i cittadini Ue residenti in Italia, in regola con il permesso di soggiorno, con un reddito Isee inferiore ai 6.000 euro. Può essere al massimo di 780 euro al mese per una persona singola che vive in affitto.
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