Addio province, anzi no. Si torna indietro. Un’idea che arriva direttamente da Matteo Salvini e che rischia di trasformarsi a stretto giro nell’ennesimo motivo di strappo dal Movimento Cinque Stelle. “Bisogna avere il coraggio, la forza e la buona volontà di rivedere un impianto istituzionale che è monco, perché ora è all’italiana” ha detto il ministro dell’Interno attaccando la riforma che porta il nome dell’ex ministro Graziano Delrio.
Salvini ha parlato senza troppi giri di parole di una legge che ha trasformato le province in “un ente che fa e non fa, non ha soldi per operare. Soprattutto non ha avuto senso cancellarlo senza dare una soluzione”. La riforma varata dal Pd ha trasformato le province in enti di secondo livello, spiega il leader della Lega, per i quali non sono cioè più previste elezioni dirette, tagliandone i trasferimenti economici da parte dello Stato.
“Non dovrei dirlo, se dovessi guardare i sondaggi – va avanti – ma ci sono piccoli comuni che, tolto il sostegno delle province, restano abbandonati in una valle. Ci ragioneremo, è uno dei ragionamenti che bisogna fare” ha continuato Salvini. Un intervento che rischia però di aprire un nuovo scontro con i Cinque Stelle, che in questi mesi hanno tra l’altro insistito molto sul rispetto del contratto di governo.
Nel programma firmato in maniera congiunta da Lega e Movimento mesi fa, al momento della nascita dell’esecutivo gialloverde, sulle province nessun accenno. “
Così come sono state ridisegnate non sono né carne né pesce” insiste Salvini. Che però dovrà alzare parecchio la voce se vorrà farsi ascoltare davvero.
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