Un crescendo di tensioni, quelle tra Italia ed Egitto, arrivate alla fine a un punto di non ritorno. O quasi. “Con grande rammarico annuncio ufficialmente che la Camera dei deputati sospenderà ogni tipo di relazione diplomatica con il Parlamento egiziano, fino a quando non ci sarà una svolta vera nelle indagini e un processo che sia risolutivo”. Lo ha annunciato il presidente della Camera, Roberto Fico, durante un’intervista al Tg1 nella quale si è parlato anche del caso Giulio Regeni.
Un annuncio che arriva all’indomani dell’iscrizione al registro degli indagati, da parte della procura di Roma, di 7 agenti dei servizi segreti egiziani, accusati di sequestro di persona. Una scelta, si legge su Repubblica, dettata “dall’ennesimo nulla di fatto nell’incontro al Cairo con i colleghi egiziani, il quinto dall’inizio di questa storia”. Quella dei pm insomma, è una sfida al Cairo, per cercare una collaborazione delle autorità egiziane capace di far fare all’inchiesta sulla morte del ricercatore italiano un passo decisivo in avanti.
Il coinvolgimento dei sette agenti segreti del Cairo è legato anche all’analisi dei tabulati telefonici da cui risulta che il giovane ricercatore italiano era pedinato e controllato almeno fino al 25 gennaio del 2016, giorno della sua scomparsa. Dottorando italiano dell’Università di Cambridge, Regeni era stato rapito il 25 gennaio 2016, giorno del quinto anniversario delle proteste di piazza Tahrir.
Il suo corpo era stato ritrovato senza vita il 3 febbraio successivo, nelle vicinanze di una prigione dei servizi segreti egiziani. Le condizioni della salma, ritrovata vicino al Cairo in un fosso lungo l’autostrada Cairo-Alessandria, avevano immediatamente messo in luce gli evidentissimi segni di atroce e ripetuta tortura.
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