Una persona sua quattro in Italia è a rischio povertà o esclusione sociale. Lo scrive l’Istat, riportando stime che non sono peggiorate rispetto agli scorsi anni ma restano comunque allarmanti. In particolare risulta “pressoché stabile al 20,3% la percentuale di individui a rischio di povertà (era 20,6%) mentre si riducono sensibilmente i soggetti che vivono in famiglie gravemente deprivate (10,1% da 12,1%), come pure coloro che vivono in famiglie a bassa intensità lavorativa (11,8%, da 12,8%)”.
E ancora, nello studio fatto dall’istituto di statistica si legge che il 10,1% degli italiani si trova in condizioni di grave deprivazione materiale (in forte diminuzione rispetto al 12,1% dell’anno precedente), mostra cioè almeno quattro dei nove segnali di deprivazione previsti e l’11,8% (12,8% nel 2016) vive in famiglie a bassa intensità di lavoro, ossia in famiglie con componenti tra i 18 e i 59 anni che nel 2016 hanno lavorato meno di un quinto del tempo.
L’area più povera del nostro Paese resta il Mezzogiorno (44,4%), seppur in diminuzione rispetto al 2016 (46,9%). Il rischio è minore e in calo nel Nord-est (16,1% da 17,1%) e, in misura meno ampia, nel Nord-ovest (20,7% da 21,0%). Le famiglie con cinque o più componenti, pur registrando un miglioramento, si confermano le più vulnerabili al rischio di povertà o esclusione sociale (42,7%; era il 43,7% nel 2016).
Miglioramenti sul fronte dei redditi, restano a rischio povertà le persone che fanno parte di famiglie il cui reddito disponibile equivalente nel 2016 (anno di riferimento dei redditi) è inferiore alla soglia di rischio di povertà pari a 9.925 euro. Quasi una persona su due tra quelle che vivono in famiglie con stranieri è esposta a un rischio di povertà o esclusione sociale (il 49,3%), una quota vicina al doppio rispetto a chi vive in famiglie di soli italiani (26,5%).
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