Un’Italia in cui il tasso di disoccupazione non è alto come in Spagna o in Grecia. Ma dove il lavoro, soprattutto la qualità del lavoro, resta un capitolo nero per tante, troppe persone costretta ancora oggi a convivere con condizioni terribili. Una denunciata rilanciata attraverso le pagine di TPI da una ragazza di 30 anni, romana, rimasta anonima. E che non ha nascosto di soffrire nel negozio di generi alimentari dove lavora, nella capita, un posto secondo lei anche “di buon livello”.
“Da più di un anno lavoro sottopagata, sfruttata, a volte fino a 12 ore al giorno. Mi pagano 3.20 euro l’ora, tutto questo a nero. Guadagno circa 800 euro al mese. A volte ho lavorato di domenica e durante giorni festivi ma non sono stata retribuita. Tredicesima e quattordicesima? Per me non esistono, così come la malattia. Eppure il negozio lavora molto, è sempre affollato”.Una vita in cui si trova intrappolata dopo che “inizialmente il titolare mi aveva detto che avrei dovuto lavorare la metà delle ore a un prezzo diverso. Mi ha illusa per un anno, dicendo che mi avrebbe fatto il contratto”. E che a volte la spaventa: Il capo
è una persona aggressiva che intimorisce. Fa le scenate, mi bestemmia in faccia. Sono terrorizzata”. I turni non esistono: “Entro alle 9 di mattina ed esco alle 20″. I colleghi “non sono contenti ma non dicono nulla. Si sono arresi”. Le pause pranzo durano “non più di cinque minuti”. Il pagamento avviene a fine mese, soldi in mano. “Quando ero malata non mi pagava, tratteneva i soldi dallo stipendio”. Alla fine, la ragazza è stata licenziata da un giorno all’altro, senza preavviso: “
Mi ha detto che devo andare via, non può più pagarmi”. Nei commenti sui social, un’Italia che purtroppo non fa fatica a riconoscersi in una storia così sbagliata.
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