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Macron e la Brexit salveranno l’Italia: cosa c’è dietro l’ok dell’Europa alla manovra

C’è chi “sospetta” che l’Europa darà comunque l’ok alla manovra Italia. Non per merito di Conte, Di Maio e Salvini, ma solo per non creare un altro fronte caldo in un momento di crisi totale. Le urgenze, infatti, sono tutte rivolte ai gilet gialli in Francia e alla spinosa questione Brexit. Da un mese i mercati e l’economia italiana stanno dando segnali di cui si era persa l’abitudine, nel bene e nel male. Nelle loro cause, e nelle possibili conseguenze, si trova la chiave dei prossimi mesi ora che l’Italia sembra a un passo da un accordo con la Commissione Ue sul bilancio del 2019 e nei due anni seguenti.

La sorpresa di maggior peso, potenzialmente, riguarda i costi che lo Stato affronta per indebitarsi: sono caduti come non succedeva da tempo. I livelli assoluti sono sempre alti, eppure il rendimento dei buoni del Tesoro in scadenza fra dieci anni è sceso dal 3,62% del 20 novembre al 2,94% di venerdì sera. Un calo così rapido si era visto solo una volta, dal giorno in cui si sono messi al lavoro i 5 Stelle e la Lega per fare il governo.

Era in giugno, quando Giovanni Tria si impegnò sull’euro e promise un approccio cauto sul deficit, prima che i partiti smentissero il loro stesso ministro dell’ Economia almeno sul secondo punto. Intanto anche sulle banche si è allentata la pressione. L’altra novità viene dall’economia, perché va sempre peggio.Per il 2019 è dunque decisivo capire cosa abbia generato l’attuale recupero dei mercati dell’ultimo mese e se esso continuerà.

La tregua sui mercati si spiega, in prima battuta, con quella che si sta cercando fra Roma e Bruxelles: gli investitori per la prima volta vedono che il governo accetta il ruolo delle istituzioni europee nel bilancio italiano quindi, indirettamente, riconosce il sistema di governo della moneta unica. Ma oltre ai tentativi di pace a Bruxelles, aiuta a generare un po’ di fiducia sul mercato anche la guerriglia a Roma fra M5S e Lega.

Gli investitori vedono anche che questo governo presto potrebbe cadere, quindi magari i suoi piani di spesa non partiranno mai e in futuro forse governerà un solo partito populista e non due: la Lega con il centro-destra o M5S con il Pd, ma non entrambi conciliando le (costose) promesse di entrambi. Nessuno in Europa considera la manovra di Roma in linea con le regole. Tutti sanno che un compromesso resta una foglia di fico per guadagnare tempo, stesa su un problema evidente perché le tensioni sulla Brexit e in Francia dissuadono la Commissione dall’aprire un nuovo fronte con l’ Italia.

La priorità a Bruxelles ora è gestire l’uscita di Londra dall’Unione senza altri traumi e non ostacolare Macron mentre, da Parigi, il presidente cerca di spegnere con un po’ di spesa pubblica la rivolta dei gilets jaunes. Sanzionare l’Italia avrebbe il solo effetto di scatenare una campagna del governo contro la Ue in vista delle europee di maggio. Un suicidio, praticamente. E questo è proprio quello che ci salva. Nel breve periodo, ovvio. Perché se le riforme gialloverdi dovessero andare in porto, in realtà quelle non salverebbero proprio nessuno.

 

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