Una decisione condivisa con il resto della società, con il cda del Milan concorde sul da farsi. Questa la linea difensiva di Marco Fassone, ex amministratore delegato della società rossonera accusato di aver fatto pedinare e spiare quattro giornalisti italiani per capire quali talpe avessero all’interno del club milanese e quali informazioni avessero ricevuto. Come riportato da Repubblica, il diretto interessato parla di un’operazione portata avanti con il benestare di tutti.
La vicenda è venuta a galla dopo che la società incaricata di svolgere l’attività investigativa nei confronti dei cronisti, la Carpinvest, ha sollecitato il pagamento concordato per i servizi effettuati. I nuovi vertici del club rossonero accusano Fassone di aver preso l’iniziativa, sostenendo come lo spionaggio sia stata una delle cause del suo licenziamento. Il legale di quest’ultimo, Francesco Rotondi, sottolinea invece come ogni passo sia stato “concordato con il cda, tanto che lo stesso nome dell’azienda cui rivolgersi è stata suggerita da qualcun altro”.
In totale sono stati spesi dal club 74mila euro per undici giorni di pedinamenti, con l’utilizzo di quattro investigatori e una bonifica della sede del Milan alla ricerca di possibili cimici. I giornalisti spiati sono Enrico Currò e Luca Pagni di Repubblica, Carlo Festa del Sole 24 Ore e Tobia De Stefano di Libero: lo scopo dell’operazione era capire a quali informazioni avessero accesso, in giorni delicati che vedevano il club alla ricerca di nuovi soci e alle prese con dissesti economici.
Il contenzioso tra il Milan e il suo ex manager si gioca su tanti tavoli, compreso quello delle accuse di spionaggio. Il club contesta a Fassone anche la redazione di piani finanziari poi presentati all’Uefa ma diversi da quelli sottoposti al cda. Una situazione di tensione che non aiuta la società in un momento già delicato per i pessimi risultati ottenuti nell’ultimo mese dalla squadra, allenata da Gennaro Gattuso.
Traffico dati in rete, attenzione ai siti porno! Conoscono più cose di te di quante ne sappia Netflix e Amazon