C’era una volta il senso delle istituzioni. Ora è morto. Più o meno da quando la barbarie guidata dalla premiata ditta Lega-5Stelle ha fatto saltare il banco del buon senso e del limite. E quindi ecco qua che anche per l’ultimo dell’anno assisteremo all’ennesimo sgarbo istituzionale, all’ennesima messinscena che sfiora il ridicolo e l’indecoroso. C’era un tempo in cui l’ultimo giorno dell’anno era consacrato, nel mondo politico, al discorso del capo dello Stato a reti unificate. Con gli altri leader in rigoroso silenzio. Poi ha cominciato Beppe Grillo a tentare una controprogrammazione rispetto al discorso del presidente della Repubblica, la sera del 31 dicembre.
Quest’anno si è diffusa la voce di un moltiplicarsi di discorsi: non solo Grillo, ma anche Matteo Salvini e poi il duo Di Maio-Di Battista. Così è stata la vicepresidente della Camera, Mara Carfagna, di Forza Italia, a richiamare tutti a uno stile più istituzionale.
“Ci auguriamo – ha detto Carfagna – che Salvini, Di Maio o Di Battista evitino l’occupazione mediatica almeno il 31 dicembre. Hanno 364 giorni all’anno per stare sotto i riflettori e ci stanno in tutti i modi possibili e immaginabili, con giubbotti, felpe, sui tetti e sui balconi. Lascino in pace l’Italia almeno l’ultimo giorno dell’anno, quando a parlare è il Presidente della Repubblica, che rappresenta l’unità nazionale, tutto il Paese e non solo una parte di esso”.
Poi, l’ultima stoccata: “È cosi’ difficile per Salvini e Di Maio non alimentare contrapposizioni e divisioni ed evitare di trasformarsi negli stalker degli italiani anche la notte del 31 dicembre?”. Ovviamente la Carfagna ha raccolto il consenso di tutte le altre forza politiche, da destra a sinistra. Come si fa a darle torto? Al di là del tifo, insomma, ogni persona con un briciolo di cervello non può che concordare. Beppe Grillo, dal suo blog, però conferma che domani farà, come in passato, il suo contro-discorso di fine anno.
Proprio alla stessa ora del capo dello Stato. Uno sgarbo inqualificabile. D’altronde come inqualificabile è lui. Luigi Di Maio invece fa capire che pensa a uno spostamento al primo gennaio. “Probabilmente lo faremo dopodomani”, risponde ai cronisti che gli chiedono quando il leader del M5S e Alessandro Di Battista parleranno, in diretta web, agli elettori del Movimento.
Un gesto di garbo istituzionale nei confronti del presidente, probabilmente. D’altra parte Di Maio è arrivato a definire Mattarella – di cui a maggio aveva chiesto l’impeachment – l’angelo custode del governo. Infine, il capitolo Matteo Salvini. Il ministro dell’Interno non rinuncia all’idea di rivolgersi ai sostenitori la sera del 31: un brindisi e un messaggio di auguri, dopo il discorso del presidente. Quindi se le cose dovessero andare così, con Di Maio e Salvini che almeno aspettano il “dopo”, il ruolo di scemo del villaggio toccherà, ancora una volta, a Grillo. Contento lui, contenti loro…
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