Nessuno la vuole più, ma si giocherà lo stesso. Anche perché gli accordi ormai esistono da tempo e tornare indietro di colpo non si può. La Lega di Serie A ha stipulato infatti un accordo con General Sports Authority per disputare in Arabia Saudita tre delle prossime cinque finali della Supercoppa italiana di calcio, compresa quella tra Juventus e Milan del 16 gennaio, per la quale i due club si divideranno il 90% di 7 milioni, mentre il restante dieci andrà alla Lega stessa. Complessivamente, un’operazione da 23 milioni di euro.
Uno scenario che però oggi fa gridare di rabbia il mondo della politica, tanto a destra quanto a sinistra. Perché quello che andrà in scena è uno spettacolo decisamente particolare: allo stadio King Abdullah Sports City ci saranno tribune separate tra uomini e donne, un dettaglio che ha fatto gridare “allo schifo” Matteo Salvini, per una volta alleato di Laura Boldrini che ha sua volta ha rilanciato: “Si stanno sacrificando i diritti delle donne in nome di un interesse”.
Il presidente della Lega di Serie A Gaetano Micciché ha contrattaccato: “Il calcio fa parte del sistema culturale ed economico italiano e non può avere logiche, soprattutto nelle relazioni internazionali, diverse da quelle del Paese a cui appartiene. L’Arabia Saudita è il maggior partner commerciale italiano nell’area mediorientale, il sistema calcio non può assurgere ad autorità sui temi di politica internazionale, né può fare scelte che non rispettino il sistema Paese. Al contrario, è un fondamentale supporto alla promozione del Made in Italy e dei suoi valori”.
L’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi all’interno del consolato saudita in Turchia aveva già scatenato feroci proteste, con Micciché a precisare: “Quando abbiamo preso questa decisione, la vicenda Khashoggi non era avvenuta. Se ci fosse stata, probabilmente non avrei fatto questa scelta”. Poi la polemica sull’ingresso allo stadio per gli spettatori di sesso femminile, a seguito di un comunicato in cui si parlava di biglietti “singles” riservati agli uomini e “families” per uomini e donne, che quindi potevano entrare solo accompagnate.
Tiziana Nisini, senatrice della Lega Nord, ha definito “assurdo e contro la nostra mentalità occidentale che la Supercoppa italiana si giochi in un Paese che non rispetta i diritti delle donne”. Come lei, tanti chiedono che il 16 gennaio non si scenda in campo allo stadio
King Abdullah Sports City di Jeddah. Ma la Lega ha già firmato un accordo che prevede da 23 milioni di euro. Quindi, alla fine, tutto andrà come deve andare.
Caos (per niente) calmo. Ennesima rivoluzione in Serie B, la decisione del Tar del Lazio in un calcio sempre più impazzito