Vincenzo Barone, diretto della Normale di Pisa, presenterà le dimissioni nel corso della prossima seduta del Senato accademico. Una decisione anticipata da una serie di dichiarazioni riportate dall’Huffington Post: “Non ho nulla da commentare, d’ora in avanti penserò un po’ di più alla mia salute” Attaccato dalla Lega per il “progetto Napoli”, l’apertura di una seconda sede in Campania, Barone si è convinto che la battaglia era ormai persa e un ulteriore muro contro muro, dicono in molti a Palazzo della Carovana, avrebbe solo “ulteriormente danneggiato l’immagine della Normale e anche quella dello stesso direttore”.
Le assemblee del personale avevano dato mandato ai loro rappresentanti nel Senato Accademico di votare la sfiducia: il pronostico parlava di 12 voti a favore della mozione e un astenuto, il vicedirettore che ricopre un ruolo di garanzia. La decisione arriva al termine di una lunga polemica legata ad un suo progetto di voler aprire una seconda sede della prestigiosa scuola di Pisa nel Sud Italia in virtù di una collaborazione con l’Università Federico II di Napoli.
Il progetto, una volta reso pubblico, aveva scatenato polemiche sia all’interno del mondo accademico che del mondo politico. “Eppure resto convinto che, in una città piccola come Pisa, la Normale possa risultare competitiva solo come capofila di un progetto più vasto” afferma Barone in un’intervista al Foglio, in cui denuncia il sovranismo accademico messo in piedi dalla Lega, che ha lottato perché la Normale rimanesse solo pisana.
“La Lega è stata un po’ contraddittoria con se stessa – dice il professore – la versione iniziale della legge l’avevano scritta loro, non io: ma di fronte a una rivendicazione campanilistica, hanno ritenuto che i poteri locali dovessero prevalere sull’autonomia dell’università”. E al fianco della Lega, prosegue Barone, “c’è una totale assenza dei 5 Stelle, che si erano detti molto interessati; da quel lato, silenzio assordante”.
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