Una tragedia declassata a commedia. Così Cynthia Ozick definisce il celebre Diario di Anne Frank, frutto di una lettura edulcorata, distorta e persino mistificante di quello straordinario testo così sconvolgente, eppure miseramente ridotto a lettura edificante e consolatoria. Un’analisi contenuta nel testo “Di chi è Anne Frank?” (traduzione di Chiara Spaziani, La nave di Teseo, pagine 80, euro 7), che parte dall’analisi di una frase estrapolata dal contesto del diario ritrovato ad Amsterdam nell’estate del 1944.
“Nonostante tutto, credo tuttavia nell’intima bontà dell’uomo”. Una breve frase su cui si sono accumulate nel tempo le letture sdolcinate che si susseguono da decenni “sull’idealismo di Anne”, sulla “testimonianza dell’indistruttibile nobiltà dell’animo umano”, “eterna fonte di coraggio e ispirazione”, “un inno alla vita”, “una commovente meraviglia dell’infinito spirito umano”. Un ribaltamento di significati che ancora oggi, secondo la Ozick, ignora ed elude l’atroce fine di Anne, catturata dagli aguzzini di Hitler e morta di tifo in condizioni disumane.
I fogli scritti da Anne Frank sono la testimonianza ineludibile della mostruosità della Shoah. Che infatti fanno infuriare gli antisemiti, come i neonazisti che a Tokio, in un raid coordinato in varie biblioteche, hanno lacerato con i temperini numerose copie del Diario. “L’interminabile ‘caso Anne Frank’ non sarà spento fino a che esisteranno sacche di resistenza alla verità terribile di Auschwitz”.
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