Gli ultimi naufragi occorsi a largo della Libia, vedono coinvolte imbarcazioni partite da Garabulli. Una circostanza che sorprende e che rappresenta una novità, almeno in parte. Anche nelle recenti operazioni svolte in Italia e che vedono coinvolti scafisti operanti lungo la rotta libica, ad emergere maggiormente come porto di partenza è quello di Sabrata e delle zone limitrofe. Si tratta di territori molto difficili, dove il potere di alcuni clan che organizzano e gestiscono il traffico di esseri umani è molto forte. Questo territorio si trova ad ovest di Tripoli, non lontano dal confine tunisino.
Quasi una terra di nessuno, dove non a caso nel 2015 emergono i primi focolai dell’Isis in Libia. A fare il resto sono gli scontri, le faide tra i vari gruppi che si arricchiscono con il fenomeno migratorio, le vere e proprie battaglie tra milizie legate alla cabina di regia anti Isis ed il clan degli Anas al Dabbashi, quello che prima dell’estate 2017 appare più legato agli affari derivanti dal traffico di esseri umani.
Gli occhi dunque, come si vede, sono da sempre puntati verso questa parte della Tripolitania quando si parla di contrasto all’immigrazione. Ma per la verità, anche Garabulli risulta avere un’economia sommersa molto fiorente legata al traffico di esseri umani provenienti dall’Africa sub sahariana. Nel febbraio 2018 la giornalista italiana Francesca Mannocchi è tra le prime a descrivere la situazione che si vive a Garabulli, grazie ad un reportage scritto per il sito The New Araby.
“Metà della popolazione è impegnata nelle attività del traffico di migranti”, dichiara in quel reportage Ibrahim, scafista di 32 anni. Un fenomeno passato a volte inosservato per via della maggiore importanza, come detto, riservata in tal senso a quanto avviene a Sabrata. Ma che adesso, alle luce dei nuovi naufragi, sembra essersi accentuato.
Come detto, Garabulli si trova ad est di Tripoli. Mentre Sabrata non è lontana dal confine tunisino, questo centro coloniale fondato dagli italiani non è esente dall’influenza esercitata su questo territorio dalla città Stato di Misurata. La partenza da Gasr Garabulli può essere vista sotto quest’ottica: le milizie legate ad Al Sarraj ma di chiara influenza misuratina potrebbero aver allentato i controlli sui clan che ad est di Tripoli gestiscono il traffico di esseri umani.
E così adesso si torna a partire anche da qui e quel business diventato unica fonte di sostentamento per Garabulli, documentato già nel 2018 da Francesca Mannocchi, oggi potrebbe riprendere in modo sempre più accentuato. Un altro tassello che si va ad aggiungere ai tanti che compongono il frastagliato quadro libico. Un modo come un altro per ricordare a tutti come la strada per la ricomposizione del puzzle è ancora in salita.
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