Germania e Francia stipulano un accordo con il quale, come sostengono gli osservatori più attenti, sentenziano la fine dell’Unione Europea come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi. Perché si costruiscono un’area più ristretta e separata? A sentire parlare alti dirigenti dei ministeri economici, questo accordo non è interpretato come piccola cosa, anzi. Potrebbe essere il primo granello di una valanga che potrebbe portare addirittura alla fine della moneta unica.
I due paesi si accordano su uno spazio comune e una difesa comune, stabiliscono regole d’intesa in seno all’Unione (con un sistema di consultazione preliminare), condividono (in che modo non si sa) il seggio ONU. Insomma, viene definita una politica europea e internazionale comune e diversa da quella dei singoli Stati e dell’Unione Europea. Quale sia l’effettività di questo accordo è ancora tutta da vedere, ma una cosa è certa: Aquisgrana rappresenta il certificato di morte dell’Unione Europea, o almeno di come oggi è conosciuta e considerata, dimostrandosi una volta per tutte che i veri Dominus dell’Unione.
Il socio di minoranza risulta la Francia e quello di maggioranza la Germania. È sicuro che l’Italia deve prendere atto di questa novità e trarne le conseguenze. È chiaro che se anche l’Unione Europea dovesse “sopravvivere” all’accordo stipulato dai francesi e dai tedeschi, tale accordo rischia di diventare il perno intorno al quale ruoterebbe l’intera politica dell’unione, marginalizzando ancora di più il nostro paese.
L’Unione Europea, intesa come “sogno” unificante e spinelliano, come spazio solidale e integrato fra le nazioni europee, è dunque morta nel 2019? Se populisti e sovranisti fanno scricchiolare l’Unione europea, l’asse franco-tedesco diventa invece sempre più saldo. In Francia le opposizioni hanno accusato il presidente francese di “svendere” l’Alsazia e la Lorena ai tedeschi e anche in Italia sono circolate tesi simili. Parigi ha già bollato le accuse come fake news, perché il nuovo patto non conterrebbe niente di nuovo rispetto alle politiche già perseguite.
L’intesa dà vita ad una vera e propria simbiosi tra gli esecutivi dei due Paesi. D’ora in poi Germania e Francia esprimeranno un’unica voce in Europa. Uno dei principali impegni – sancito nei primi tre articoli del trattato – riguarda proprio la cooperazione rafforzata: i due Stati si consulteranno “regolarmente e a tutti i livelli prima delle principali scadenze europee” e si obbligano a definire “posizioni comuni” nelle decisioni da adottare.
La collaborazione sarà così stretta che un membro del governo francese parteciperà regolarmente alle riunioni dell’esecutivo tedesco, e viceversa. Verrà istituito anche un collegio di esperti in campo economico-finanziario che i due governi consulteranno per le relative decisioni. L’articolo 4 espande ulteriormente gli obblighi di reciproca assistenza militare in caso di attacchi dall’esterno: l’alleato dovrà prestare aiuto “con tutti i mezzi a sua disposizione”, diversamente dai trattati Nato e Ue che sì obbligano alla mutua assistenza, ma rimettono a ciascun partner la decisione sulla misura degli aiuti militari.
E se si deciderà di intervenire “per mantenere la pace e la sicurezza” i due Stati dovranno agire insieme. Anche l’esercito tedesco, a lungo criticato in Germania per la sua impreparazione dovuta al disarmo post-bellico, entrerà in stretta collaborazione con le forze armate francesi e Parigi e Berlino faranno investimenti comuni nel settore militare.
Uno degli obiettivi “prioritari” sarà quello di far ottenere alla Germania un seggio permanente nel Consiglio di sicurezza Onu. Le politiche di difesa saranno coordinate tra i due Paesi dal nuovo “Consiglio di Difesa e Sicurezza franco-tedesco” istituito dal trattato. E verrà creata anche “un’unità comune di antiterrorismo”. Anche l’esportazione degli armamenti verrà decisa d’accordo tra i due governi. Nelle zone di confine, come l’Alsazia e la Lorena, l’obiettivo da raggiungere sarà il bilinguismo. E noi?
Berlino ha già fatto sapere di non gradire la sfrontatezza dei leader gialloverdi, con Angela Merkel che ha avvertito Sergio Mattarella: “Io parlo solo con Giuseppe Conte”. La Germania preferirà sempre la Francia all’Italia come partner e non esistono in Europa altre alleanze che possano costituire una valida alternativa. I Paesi mediterranei infatti sono troppo deboli e quello di Visegrád rimane un club sì affascinante per la destra italiana ma che in concreto non ha mai teso la mano all’Italia. Il nostro governo, insomma, ci ha isolati: altro che nuovo asse Roma-Berlino come vaneggiava Salvini. I nostri leader fanno le dirette Facebook, gli altri fanno la storia.
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