Nella presentazione del programma che andrà in onda questa sera alle 21,20 su Rai Due si legge: “Torna uno dei grandi personaggi della tv italiana”. Il personaggio in questione è Beppe Grillo che nel 2009, dopo qualche anno di preparazione, fondò il Movimento Cinquestelle, primo partito italiano alle ultime elezioni e ora al governo. Naturalmente la coincidenza di questa monografia televisiva con le nomine dei nuovi dirigenti Rai ha fatto scattare polemiche infuocate…
Il programma essendo realizzato da Marco Giusti, Stefano Raffaele, Luca Rea e Roberto Torelli con materiale di repertorio sembrava essere a costo zero. Sembrava! “Non c’è nessun tipo di contratto né compenso per Grillo, né per gli altri protagonisti del nuovo format”, precisava una nota di Viale Mazzini. Ma le cose non stanno esattamente così…
Secondo quanto rivelato dall’Adnkronos, lo spettacolo “C’è Grillo” costerebbe alla Rai oltre 30mila euro. Si tratta dei diritti che viale Mazzini dovrebbe corrispondere alla “Marangoni spettacoli”, ovvero all’agente storico di Beppe Grillo per l’uso di vecchi filmati del comico genovese. Per non parlare del “peso” propagandistico che un’operazione del genere ha. Visto il calo dei consensi del Movimento 5Stelle, sfruttare la Tv di Stato per far risalire qualche decimale è una mossa balorda, una di quelle che loro all’opposizione criticavano tanto.
Comunque, 30mila euro è una cifra di per sé non significativa per una prima serata – tutti i programmi realizzati con immagini di repertorio, a meno che la Rai non detenga i diritti esclusivi, prevedono un pagamento di questo tipo, ma dal momento che questi soldi finirebbero a un attore che è anche leader politico e a pagarli sarebbe il servizio pubblico che lui ha contribuito a nominare, la polemica è scontata.
Sui social network è già partito da giorni una sorta di derby tra i sostenitori dei Cinquestelle che invitano “a tenere il televisore acceso su Rai Due anche se non siete in casa” e quelli che chiedono di boicottare la trasmissione. La grana dei diritti da pagare per la messa in onda ha naturalmente provocato qualche imbarazzo nei piani alti di Viale Mazzini. L’offensiva politica sulla vicenda continua a essere portata avanti con decisione dal Pd. “Grillo è il capo del partito di maggioranza relativa che esprime la presidenza Rai e il ministro dell’Economia, principale azionista dell’azienda. Sono cose che non accadevano nemmeno nella Prima Repubblica”, dice Roberto Morassut.
“Sono cose da Repubblica delle banane. Ricordo a Grillo che 30mila euro è lo stipendio annuo di un impiegato comunale. Lui lo prende in una botta sola perché è un capo politico. Tria deve spiegare”. E Davide Faraone si dice pronto a presentare una interrogazione parlamentare e a fare una verifica attraverso l’accesso agli atti. Con una postilla: “Non escludo che tutto possa essere stato pensato per poter consentire a Grillo di fare il bel gesto, con una bella dichiarazione in cui rinuncia al compenso”. E infatti…
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